“Sul valore e sull’onestà di Vittorio Pisani non abbiamo mai avuto il minimo dubbio, ed è ovvia la grande soddisfazione che proviamo, come colleghi Poliziotti, per il riconoscimento in sede giudiziaria dell’assoluta correttezza del suo operato. Ma, soprattutto come Sindacato, dobbiamo dire che in realtà c’è poco da essere contenti quando si verificano vicende come questa, errori clamorosi che, troppo spesso in virtù delle ignobili bugie di pentiti che tanto hanno da guadagnare e tanto di cui vendicarsi, vanno avanti per un tempo interminabile, e con effetti devastanti sulla persona, sul poliziotto, e sulla stessa Istituzione che egli incarna e rappresenta”.
E’ quanto afferma Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, commentando la notizia dell’archiviazione delle accuse di corruzione e favoreggiamento della camorra mosse, oramai quasi due anni fa, all’ex Capo della Squadra Mobile di Napoli, Vittorio Pisani, finito sotto inchiesta a seguito alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia. “Inutile dire – aggiunge Maccari – quale sdegno ci provochi constatare che a proposito del fatto che ogni odiosa ipotesi di reato contro Pisani sia venuta meno non abbiamo sentito strillare nessun titolone dai media nazionali, sempre pronti a fare a chi la spara più grossa quando c’è da adombrare dubbi su un Servitore dello Stato. Sappiano fin troppo bene, purtroppo, che solo le brutte – meglio se pessime – novità fanno notizia, e che alla stragrande maggioranza degli addetti ai lavori non frega assolutamente nulla di abbattersi come mannaie, spesso mortali, sulla vita e sulla carriera della gente che, come Pisani, vota l’esistenza all’adempimento del dovere. Ma pur se sappiamo che le cose vanno così non è che questo allevi la rabbia per tutto ciò che tanti di noi devono subire in un accanimento insopportabile…”.
“Comunque, di là dell’aspetto della comunicazione, troppo avara quando c’è da rendere giustizia agli innocenti, il vero ed enorme problema – insiste il Segretario del Coisp –, come sosteniamo da sempre, rimane che i procedimenti che riguardano gli Appartenenti alle Forze di Polizia hanno caratteristiche ed implicazioni che necessitano di una tempistica assolutamente celere. Certo, tutti i cittadini hanno il diritto ad una giustizia efficiente e rapida, e la cosa vale una volta di più per chi, come i poliziotti, subisce anche sotto questo profilo gli effetti della specificità del proprio lavoro. Anche poliziotti del calibro del collega Pisani, pur abituato a fronteggiare difficoltà, rischi ed atrocità che pochi immaginano, non necessariamente sono attrezzati anche per attraversare l’incubo in cui si viene gettati quando tutti i sacrifici che si fanno, tutte le rinunce, tutte le battaglie e tutte le difficoltà che si affrontano per adempiere al proprio dovere vengono seppellite sotto una tonnellata di fango che rischia di vanificare l’interminabile cammino percorso per guadagnarsi rispetto, stima, autorevolezza, fiducia da parte degli altri, indispensabili nel nostro lavoro. Sappiamo bene che condurre un’indagine seriamente significa non dare nulla per scontato, non lasciare nulla di intentato, o come si dice ‘non guardare in faccia nessuno’, e però, allo stesso tempo, pensiamo che non sia giusto sorvolare totalmente, sbrigativamente, disinvoltamente su uno stato di servizio, su un curriculum e su risultati ottenuti sul campo in un’intera vita di lavoro, che come minimo imporrebbero la massima cautela e la massima rapidità di intervento possibile, anche per tenersi al riparo dallo schizofrenico atteggiamento di mostrare la medesima persona un giorno come un eroe e l’indomani come un delinquente”.
“Ed in tutti i casi – conclude Maccari –, anche al di là della vicenda del collega Pisani, e come abbiamo sostenuto ripetutamente, qualunque debba essere l’esito dei procedimenti che riguardano i poliziotti, a questo si deve arrivare in un tempo estremamente breve, perchè la delicatezza del lavoro che i tutori dell’ordine svolgono, e la responsabilità anche ‘d’immagine’ legata alla loro funzione, richiedono una ‘tutela particolare’, non maggiore, ma maggiormente celere. In ballo, infatti, non c’è solo la credibilità del poliziotto coinvolto in un’indagine, ma quella del Corpo e dello Stato che il poliziotto rappresenta. Quello stesso Stato che deve conoscere al più presto la verità per riabilitare la credibilità propria e del proprio Servitore se questi è pulito ed onesto, oppure di liberarsi al più presto di un infedele”. “Giorno dopo giorno, invece – conclude il Segretario del Coisp -, siamo qui a manifestare solidarietà e stima ai colleghi che continuano ad essere calunniati e martirizzati per lunghi, interminabili anni di notti insonni, per accuse che puntualmente cadono nel nulla, lasciando voragini incolmabili nelle vite e nelle carriere di ciascuno di loro, che ancora credono in cose come l’onestà, la trasparenza, la correttezza, l’onore, sapendo che nel nostro mondo, ancora, chi incappa in determinate vicende ne subisce conseguenze ce vanno ben al di là dell’esito giudiziario. Persone a cui certe ingiustizie, che peraltro sono funzionali al discredito che alcuni tentato continuamente di gettare sulle Forze dell’ordine, lasciano una ferita inguaribile nell’animo, contrariamente a quello che sostiene chi, in questo tempo di sovvertimento assoluto di ogni principio e valore, ritiene che finire sotto inchiesta non sia poi un grosso problema… tanto che qualcuno ci edifica sopra robuste carriere”.