“Nessun passo indietro, anzi rivendichiamo la decisione presa”. Così il sindaco di Napoli Luigi de Magistris commenta all’ANSA la vicenda della trascrizione presso l’ufficio Anagrafe del Comune di Napoli – di cui riferisce oggi il quotidiano Il Mattino – dell’atto di nascita del piccolo Ruben, il bimbo figlio di due donne Daniela Conte e Marta Loi, regolarmente sposate in Spagna e residenti a Barcellona. L’atto fu registrato lo scorso 30 settembre con l’indicazione del doppio cognome (come previsto dalla legge spagnola) e con l’inserimento alla voce ‘padre’ dei dati della madre non biologica. Una decisione, quella del Comune e del sindaco de Magistris, che attirò l’attenzione del ministro Angelino Alfano e della prefettura di Napoli che, lo scorso 5 novembre, con atto del prefetto Gerarda Pantalone, ha modificato l’atto trascritto annullandolo parzialmente. Con la modifica sono state eliminate le parti non previste dalla legge italiana: il doppio cognome e l’inserimento dei dati della seconda madre. Secondo de Magistris, il Governo ”invece di prendere atto di un’esigenza di affermazione dei diritti umani universali e costituzionali, è sceso in campo con un’interpretazione formalistico oscurantista facendo emettere al prefetto un provvedimento a cui – ha sottolineato il sindaco – è stata data esecuzione non appena notificato agli uffici del Comune, sebbene noi riteniamo il provvedimento ingiusto e costituzionalmente illegittimo motivo per cui abbiamo dato mandato all’Avvocatura comunale di adire le vie legali”. Il Comune, infatti, già a novembre aveva annunciato ricorso al Tar. Una decisione, quella del prefetto, che – evidenzia l’ex pm – ”nel parlare di annullamento parziale mantiene in vita l’esistenza del passaporto e, dunque, in qualche misura mostra che la nostra azione è stata necessaria per assicurare diritti a un bambino mentre per ipocrisia istituzionale altri si girano dall’altra parte”. Secondo de Magistris, ”la magistratura non potrà che affermare i diritti costituzionali”. Quindi ”non solo non ci troviamo di fronte ad alcun passo indietro, ma anzi rivendichiamo la decisione presa perchè se non avessimo trascritto l’atto di nascita, non avremmo dato diritti a un bambino, un passaporto e non gli avremmo consentito di tornare in Italia”.