Esami “congelati”, l’UP (Unione Praticanti), una delle associazioni di praticanti avvocati, scrive al Ministro Bonafede. A causa della pandemia da Covid-19, infatti, gli scritti per gli oltre 25 mila aspiranti avvocati di tutta Italia, non sono stati corretti. E probabilmente non lo saranno per molto altro tempo. Per questo, l’UP hanno inviato una nota congiunta al Guardasigilli, che vuole lanciare un grido d’allarme per una categoria a tutt’oggi rimasta inascoltata. Abilitazione de plano all’ordine e, in subordine, ammissione all’orale di tutti i partecipanti alla prova scritta. Queste le richieste delle due associazioni. “Il Governo ha abilitato i laureati in Medicina – affermano i dirigenti UP – in quanto si riteneva necessaria l’abilitazione immediata per il contrasto al virus. Ora addirittura vuole abilitare de plano anche odontoiatri, farmacisti, veterinari, tecnologi alimentari, commercialisti ed esperti contabili (art. 6, Decreto Legge 8 aprile 2020, n. 22). In ragione di cosa? Di certo non della lotta al coronavirus, ma della crisi economica e della materiale impossibilità di procedere all’abilitazione di centinaia di migliaia di giovani con le modalità sinora utilizzate”. “Visto che ormai sono state date risposte a molte categorie professionali che nulla hanno a che vedere con l’emergenza sanitaria – proseguono gli aspiranti avvocati – riteniamo necessario e urgente dare risposte concrete ai praticanti avvocati di oggi e di domani. Naturalmente, ogni professione e ogni esame ha le sue peculiarità, che vanno rispettate, ma la celerità con la quale il Governo ha agito per i medici dimostra che, dove c’è la volontà, è possibile prendere decisioni in tempi brevi, cosa che per gli avvocati non sta accadendo. Orbene, se il Governo vuole bypassare l’obbligo costituzionale dell’art. 33 co. 5 Costituzione abilitando de plano i giovani laureati all’esercizio delle professioni sopra elencate, quanto meno non violi il brocardo dell’uguaglianza sostanziale ex art. 3 Costituzione: l’abilitazione de plano a causa dell’emergenza coronavirus deve essere disposta per tutti i naturali destinatari dell’obbligo costituzionale di cui all’art. 33 Costituzione e, dunque, anche per noi praticanti avvocati che abbiamo sostenuto l’esame nelle sessioni 2018 e 2019 e per coloro che devono sostenerlo nel 2020”. Gli aspiranti avvocati vorrebbero inoltre avere un confronto con le forze di maggioranza che stanno completamente ignorando tale problematica. “Ad ogni richiesta – dicono da UP – ci scontriamo (sempre più delusi) con il silenzio assordante dell’indifferenza. È paradossale che le forze che più rappresentano i deboli (come i praticanti avvocati nel Foro) e che dovrebbero battersi per garantire il diritto al lavoro di cui all’art. 4 della Costituzione, di fatto non promuovano le condizioni che rendano effettivo questo diritto, tenendo conto della catastrofe sociale ed economica che stiamo tutti vivendo. Infine Le facciamo presente che questa incongruenza è finita finanche nel mirino del Comitato UNDESC delle Nazioni Unite che ha chiesto al nostro Paese “trasparenza” e pertanto se non avremo risposte a livello nazionale, dovremo controvoglia adire le opportune sedi a livello europeo”. “Speriamo davvero in una collaborazione del ministro – concludono gli aspiranti avvocati – dal momento che egli stesso, ha sempre sostenuto i praticanti e ha seguito con grande entusiasmo la nostra causa, spiegando solo pochi mesi fa a tutta Italia quanto sia emotivamente ed economicamente difficile affrontare l’iter per diventare avvocati, avendolo vissuto in prima persona”.

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