I tentativi messi in campo dai ricercatori per trovare farmaci che abbiano efficacia contro il Coronavirus sono continui, tutti sforzi per trovare al più presto una soluzione che possa fornire una risposta netta e determinante al problema della diffusione del Covid-19, che porta ad un’influenza molto insidiosa, per molti versi pericolosa e che può avere anche esito mortale in pazienti che soffrono di problematiche legate soprattutto all’apparato cardiorespiratorio circolatorio. L’azienda ospedaliera dei Colli dentro alla quale opera anche l’ospedale Cotugno e l’istituto nazionale Tumori Irccs Fondazione Pascale, hanno messo a punto un trattamento che ha dato qualche segnale incoraggiante. Ma al momento, questo trattamento è stato utilizzato in Italia per un numero di pazienti troppo basso per poter costituire una prova concreta che questo funzioni e porti le persone affette da Coronavirus ad una guarigione senza ulteriori complicazioni. In verità, siccome la sperimentazione del citato trattamento è stata mutuata dai medici cinesi, va detto che in quel paese, cioè dove è esploso il problema, è stato trattato un numero più alto di pazienti, precisamente 21, che hanno mostrato un miglioramento importante. A Napoli, invece, i pazienti che hanno mostrato dei miglioramenti sono due. Entrambe afflitte da polmonite severa, frutto della tipica complicazione da Covid-19. Entrambi sono ricoverati al Cotugno e sabato gli è stato somministrato il Tocilizumab, una farmaco anti interluchina 6, off-label, definizione scientifica che porta al suo utilizzo usuale per curare l’artrite reumatoide, che com’è noto, è una malattia piuttosto grave, di cui è morta per esempio la notissima attrice comica italiana Anna Marchesini. Continuiamo con la definizione scientifica anche se ci rendiamo conto che questa è comprensibile solamente agli addetti ai lavori: medici, farmacisti, biologi, ecc.. Il Tocilizumab è un farmaco di elezione nel trattamento della sindrome da rilascio citochimica dopo trattamento con le cellule CAR-T. “Nell’esperienza cinese i 21 pazienti trattati hanno mostrato – spiegano Vincenzo Montesarchio e Paolo Ascierto, rispettivamente direttore della Unità Operativa Complessa di Oncologia dell’azienda ospedaliera dei Colli e direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’istituto Pascale – un miglioramento importante già nelle prime 24-48 ore dal trattamento, che si effettua con un’unica somministrazione e che agisce senza interferire con il protocollo terapeutico a base di farmaci antivirali utilizzati”.

 

 

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