NAPOLI – La Giustizia aveva già trovato, sulla base di una testimone oculare (la sorella dell’ucciso, ndr), il responsabile dell’omicidio di Massimo Marino, assassinato nel Napoletano alla fine del 2004, ma le rivelazioni di uno dei presunti responsabili dell’agguato mortale, poi divenuto collaboratore di giustizia, ha consentito agli investigatori di incriminare anche Cosimo Di Lauro, figlio del capo dell’omonimo clan di Scampia. Per l’accusa di omicidio era già stato condannato, con sentenza definitiva, Giovanni De Luise.
Ad inchiodarlo furono proprio le dichiarazioni della sorella di Marino la quale disse di averlo riconosciuto mentre uccideva il fratello. Nuovi elementi investigativi hanno consentito di identificare i veri responsabili in Cosimo Di Lauro e Gennaro Puzella (il pentito che si è autoaccusato dell’omicidio, ndr) ai quali oggi i carabinieri hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare. Massimo Marino è stato ucciso a Casavatore (Napoli) l’11 dicembre 2004 e il movente era stato individuato nella vendetta per l’uccisione di un fratello di De Luise, avvenuta poche ore prima dell’omicidio di Marino. Le confidenze di alcuni collaboratori di giustizia hanno invece consentito di attribuire la responsabilità del delitto a Cosimo Di Lauro, figlio del boss omonimo, e per un periodo capo del clan, e a Gennaro Puzella; ai due è stata notificata oggi la misura cautelare, annullata in un primo momento dal Riesame ma successivamente emessa nuovamente sulla base di ulteriori elementi. E’ stato lo stesso Puzella, in particolare, pur essendo libero, a decidere di collaborare con la giustizia e a confessare l’omicidio di Massimo Marino. L’uomo fu vittima della faida che insanguinò il quartiere di Scampia tra il 2004 e il 2005.