E’ la fine di un impero. Ma potrebbe segnare anche l’inizio del tracollo economico di una intera città. La sezione fallimentare del tribunale di Torre Annunziata (giudice Massimo Palescandalo) ha accolto le istanze di fallimento presentate da sette creditori della Deiulemar compagnia di navigazione, il colosso dell’armatoria messo in ginocchio dalla crisi dei noli e quasi sicuramente dalla cattiva gestione del sistema di raccolta di fondi.
Le obbligazioni: la società con sede in via Tironi ne avrebbe potuto emettere un numero pari al corrispettivo di 42 milioni di euro, alla fine gli investitori hanno depositato sui conti e nelle casse della compagnia qualcosa come 720 milioni, 680 dei quali appartenenti a quel cosiddetto “mondo parallelo”, termine coniato da Roberto Maviglia (l’amministratore unico subentrato all’inizio della crisi all’88enne Michele Iuliano) e che spiega come quei fondi siano stati raccolti senza seguire i crismi della regolarità. Non a caso proprio Maviglia, a febbraio, aveva denunciato la presenza di “titoli non conformi”, portando la procura di Torre Annunziata ad aprire un fascicolo contro ignoti. Nel corso delle settimane in quel fascicolo sono finiti cinque nomi (ancora oggi top secret), persone indagate per appropriazione indebita. Ma questo è un altro discorso. Mercoledì la sezione fallimentare oplontina ha scritto la parola fine ad una vicenda che si trascinava da quasi quattro mesi, dal 17 gennaio per la precisione, quando voci su possibili difficoltà economiche della Deiulemar compagnia di navigazione portarono gli investitori all’esterno degli uffici aperti al pubblico in traversa Vittorio Veneto. Prima 200, poi 400, infine 600 persone: gli uffici furono chiusi, con il capitano Michele Iuliano costretto a convocare un’assemblea pubblica per rassicurare gli investitori all’hotel Sakura (uno dei beni riconducibile al gruppo Deiulemar). Questo e altri tentativi (come il censimento dei titoli obbligazionari irregolari) non sono serviti a calmare la situazione. Come non sono servite le “intrusioni” della politica, con consigli comunali e conferenze dei capigruppo “allargate”, che alla fine hanno solo aggiunto dubbi ad altri dubbi. Poi l’istanza di fallimento, presentata da un creditore che vantava mancati pagamenti per 230mila euro, alla quale si sono “attaccati” altri sei ricorrenti. Il 18 aprile l’udienza, durante la quale i vertici societari hanno prodotto una proposta di concordato preventivo per un recupero del 52% dei crediti vantati, ma solo il 12% cash. Una proposta, arrivata in extremis e dopo una lunga notte trascorsa a studiare bilanci e libri contabili, ritenuta comunque insufficiente dal collegio che ha emesso la sentenza di fallimento, nominando contestualmente una curatela fallimentare composta da tre professionisti: Giorgio Costantino, Vincenzo Masciello e Antonella De Luca, che dovranno sciogliere nelle prossime ore le loro riserve. Nei prossimi tre giorni invece i vertici della Deiulemar compagnia di navigazione dovranno produrre bilanci e scritture contabili. Insomma, come si dice in gergo, “portare i libri in tribunale”. La prima udienza di verifica è in programma il 25 ottobre, le richieste per accedere al passivo potranno invece essere prodotte massimo entro 30 giorni prima di questa scadenza. Non é ancora ufficiale (la società al momento preferisce non parlare) ma appare sicuro – secondo voci raccolte in tribunale – che la Deiulemar compagnia di navigazione produrrà ricorso contro la dichiarazione di fallimento.