Applicazione di “semplici regole” che partano dalla “semplificazione delle procedure, dalla totale trasparenza di ogni stazione appaltante con l’accantonamento dell’attuale ‘codice degli appalti’, dalla realizzazione presso ogni ente di un elenco di imprese accreditate le quali si dimostrino disponibili ad eseguire le opere previste nel programma stabilito”. Questo è quanto chiede l’ATC (Associazione tecnici e costruttori) della Campania, presieduta da Rossano Ricciardi, per far ripartire il settore delle costruzioni e degli appalti pubblici. Nei giorni in cui il Paese si misura con l’emergenza coronavirus, l’ATC avanza proposte per la Fase 2 ma anche per il futuro. “Occorre dire basta all’anomalia che affligge il settore dei lavori pubblici, vale a dire il ribasso sui prezzi a base di gara – dice Nicola Saccardo, segretario organizzativo ATC – ormai i valori comuni superano spesso il 40% o addirittura il 57% come in una delle ultime gare della Consip”. I progetti, secondo l’ATC, “dovranno prevedere la lottizzazione delle opere per consentire la realizzazione degli appalti a più imprese”. L’aggiudicazione, spiega Saccardo, “potrebbe avvenire per estrazione, senza ribassi, con rotazione delle imprese le quali prima della partecipazione devono accettare che l’opera sia realizzabile, che il progetto sia coerente, che ci sia il rispetto dei tempi di esecuzione, che si utilizzino materiali di qualità, possibilmente italiani, e manodopera idonea con la rinuncia a qualsiasi forma di riserva, variante, subappalto; l’opera deve essere realizzata secondo il progetto e con i fondi messi a disposizione”. A parere dell’Atc “ogni impresa si potrà accreditare solo presso tre/quattro enti e non potrà partecipare ad una nuova estrazione se non avrà completato almeno il 75% dell’opera che sarà certificata dal direttore dei lavori e dal responsabile unico del procedimento e a patto che la regolarità e qualità dell’opera in corso soddisfi il committente”. Sono proposte, sottolinea Saccardo, che possono dare più forza “alle stazioni appaltanti” le quali “non saranno più costrette ad accontentarsi di opere di scarsa qualità”.

 

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