Un gatto anziano e malato, un randagio che viveva al Parco Musella di Piscinola, alla periferia di Napoli, è stato barbaramente ucciso a colpi di pala da un gruppo di ragazzini. Il gravissimo fatto – secondo quanto Riporta Il Mattino – è avvenuto lo scorso 24 agosto, quando un cittadino ha sorpreso il gruppo che stava infierendo sull’animale, arrivando però troppo tardi per salvarlo. “E’ l’ennesimo episodio di violenza contro gli animali compiuto da giovanissimi, un fatto gravissimo che deve allarmare su più livelli – dichiarano Ilaria Innocenti e Giacomo Bottinelli, responsabili dei Settori Cani e Gatti e Educazione della LAV – Innanzitutto per la tremenda sorte del gatto, indifeso contro la brutalità spietata dei suoi aggressori, ma anche in quanto segnale di un profondo disagio sociale e psicologico che emerge in gesti di tale orrore”. Gli autori dell’uccisione sono fuggiti, ma dalla stampa si apprende che il cittadino accorso avrebbe comunque sporto denuncia alla Polizia e che il Garante dei Diritti degli Animali del Comune di Napoli, Stella Cervasio, avrebbe scritto al sindaco De Magistris chiedendo un intervento. “Ci sono più aspetti gravi in questa vicenda, che purtroppo ricalca il copione di molte altre – commentano Innocenti e Bottinelli – a partire da una carente tutela degli animali che vivono in aree pubbliche, fino alla questione giudiziaria, in quanto l’art. 544 bis del Codice Penale punisce severamente l’uccisione di animale, qui perpetrata tra l’altro con particolare crudeltà ed abiezione e per motivi futili. Purtroppo le indagini in questi casi sono raramente approfondite e episodi come questi vengono considerati limitatamente gravi. Nulla è più sbagliato: quella a cui assistiamo in queste circostanze è l’esplicitazione di un serio disturbo della condotta che si ripercuote sull’animale, semplicemente in quanto vittima inerme. Quando si sottovalutano azioni criminali di questo genere si avalla lo sviluppo di personalità pericolose e tra l’altro si omette di aiutare anche gli autori di tali crudeltà. Crudeltà che, se da un lato non sono in alcun modo ammissibili né giustificabili e devono essere perseguite con la massima severità, dall’altro rivelano situazioni psicologiche che sono ormai ben oltre il limite della sanità e sulle quali è assolutamente necessario garantire un supporto, onde evitare che orrori simili si ripetano e dare una possibilità agli autori di uscire dalla cultura della violenza e dall’approccio disturbato alla realtà”.