NAPOLI – Gestivano il giro di usura ed estorsioni che Raffaele Guarino, detto Lelluccio, il camorrista ucciso nell’ottobre 2010, aveva messo in piedi a Medesano, piccolo centro della pedemontana parmense, prima di finire assassinato con due colpi di pistola alla testa. In manette sono finiti in sei, tutti parenti del camorrista e tutti residenti nel napoletano.
Si tratta di: Caterina Schiavo, 47 anni, moglie di Raffaele Guarino, dei due figli del camorrista di Barra, Luigi e Carlo, rispettivamente di 20 e 22, dei cognati Pasquale di 41, già ai domiciliari per un furto, e Guglielmo Schiavo di 46, finito in manette assieme alla moglie Elvira Visconti di 40. Gli arresti sono stati fatti dai carabinieri di Parma e Salsomaggiore in collaborazione con i colleghi di Napoli. Stando alle indagini, i familiari di Guarino non avevano rinunciato alla loro attività di estorsori e usurai, ma si servivano, come per il passato, di periodiche trasferte al nord per mantenerla in vita. Sotto la copertura di venditori di generi alimentari campani, i familiari di Guarino arrivavano nel parmense da Napoli ogni settimana. Dietro il bancone del furgone dal quale conducevano le vendite, per l’accusa, si nascondevano prestiti a strozzo e minacce per chi non pagava. Molte delle vittime del giro di usura, dopo i primi arresti seguiti all’ omicidio Guarino, hanno rotto il velo di silenzio e hanno collaborato con le forze dell’ordine fornendo informazioni decisive per le indagini.