Mentre la politica di destra e sinistra si fa guerra, a morire è la speranza dei circa 500 brillanti laureati e/o laureandi di tutta la Campania e dei loro colleghi delle altre regioni d’Italia, che da quasi un anno alleggeriscono il lavoro delle affannate cancellerie dei Tribunali e le segreterie delle Procure, cui sono stati assegnati, a seguito di una selezione pubblica, di concerto tra la Regione e l’ Unione Europea, con la collaborazione di sei istituti universitari campani (Federico II, Parthenope, Lupt, Suor Orsola Benincasa, Seconda Università di Napoli, UniSalerno e UniSannio).

Tale opportunità era nata a seguito dell’indizione di un bando pubblico teso a selezionare i partecipanti tramite titoli e requisiti specifici, prevedendo una borsa di studio per i vincitori, per attivare l’informatizzazione delle procedure giuridiche, al fine di adeguarsi all’attivazione dei servizi e-Government (sistema di gestione digitalizzata) della pubblica amministrazione, attraverso la creazione delle condizioni tecnologiche e strutturali che avrebbero gettato le basi per un’efficace ed efficiente PA, adeguandosi alle “Linee Strategiche verso il Sistema nazionale di e-Government” (marzo 2007) previste dal Ministro per le Riforme e le Innovazioni nella PA. Al concludersi dei sei mesi di “work experience”, il lavoro svolto si è rivelato così prezioso che le singole amministrazioni hanno richiesto la possibilità di continuare ad usufruire di tali risorse umane, oramai divenute necessarie nel funzionamento dei singoli uffici destinatari. La risposta è arrivata con la legge di stabilità per il 2013 (approvata con legge 24 Dicembre 2012 n. 228, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 302 del 29 Dicembre 2012) con cui il Ministero della Giustizia ha di fatto dato la possibilità a questi giovani e volenterosi ragazzi di completare il percorso formativo, questa volta alle dipendenze del Ministero della Giustizia, prevedendo altre 210 ore da svolgere nelle diversi sedi in tutta Italia. Tale percorso si concluderà il 30 Novembre 2013. In tal modo, si è riconosciuta l’importanza dell’apporto dato dai 3330 lavoratori tirocinanti italiani, tra cui i 500 campani, che negli ultimi mesi, se non addirittura anni, hanno contribuito al miglioramento dell’efficienza del settore Giustizia.

Sottolineiamo come la regione Campania si sia distinta, questa volta non in negativo, per l’eccellenza dei suoi tirocinanti tutti già laureati e laureandi. E’ nota a tutti la situazione di grave crisi in cui versa questo settore: basti pensare all’enorme arretrato in materia civile, alla carenza di personale amministrativo (il Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri ha recentemente parlato di 18.000 posti vacanti!!!) e, di contro, all’aumento esponenziale del lavoro processuale. E la recente riforma della giustizia, con la quale si è provveduto alla soppressione delle sedi distaccate dei tribunali, non ha fatto altro che aumentare i problemi logistici e lasciare senza soluzione quelli inerenti la mancanza di personale amministrativo, facendo gravare tutto il lavoro su personale in gran parte vicino all’età pensionabile, esausto e svigorito. E quest’inefficienza della Pubblica Amministrazione è tanto più grave se si pensa che il settore Giustizia è quello in cui entrano in gioco i diritti fondamentali dei cittadini e della democrazia. Ebbene, questi giovani, ormai formati e informati sui meccanismi tecnico giuridici, hanno rappresentato per mesi l’unica fonte di ossigeno puro per gli Uffici giudiziari, e ciò è stato ampiamente riconosciuto da tutti i Presidenti delle Corti d’Appello e dei Tribunali coinvolti.

Lo Stato italiano ha investito quasi 8 milioni di euro per la formazione dei tirocinanti: è illogico, oltre che antieconomico, farne a meno proprio ora che con più facilità possono dare il loro apporto al personale dipendente per rendere il servizio offerto al cittadino e alla giustizia stessa più efficace. Privare, alla fine del percorso formativo, gli Uffici giudiziari dell’apporto di questi giovani già formati e in possesso di elevati titoli di studio comporterebbe un sicuro rallentamento degli uffici stessi e una disfunzione nella loro organizzazione. Senza dimenticare che ciò significherebbe anche togliere a questi giovani -che in tutti questi mesi hanno svolto il loro lavoro con tanta voglia di fare e abnegazione in stretta collaborazione con i dipendenti ordinari- la speranza di avere una possibilità concreta di lavoro in Italia, per non essere gli ennesimi “cervelli in fuga” da un Paese che non sa dare risposte concrete ai problemi dei giovani.

UNIONE PRECARI della GIUSTIZIA (UGP – Campania)

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui