Diciannove anni. Tanti ce ne sono voluti a una famiglia di Napoli per ottenere una sentenza civile che sancisce che hanno diritto a un risarcimento per la morte del marito e padre 62enne, avvenuta il 27 gennaio 1995, dopo un intervento. La sentenza della Terza sezione civile della Corte d’appello napoletana è arrivata ieri. Una anestesista è stata condannata da pagare un risarcimento, per il danno morale della perdita, alla moglie e ai quattro figli, per circa 98mila alla madre e 74mila a ciascuno dei 4 figli. Cifre a cui però vanno aggiunte la rivalutazione interessi accumulati dal 1995 e il pagamento di tutte le spese legali. Ma la vicenda lascia l’amaro in bocca all’avvocato bolognese che ha seguito tutto il contortissimo iter – penale prima, civile poi – della vicenda. “Si ha la soddisfazione di vedere premiata la tenacia – spiega l’avv. Gabriele Bordoni – nonostante i mille inciampi e le troppe dilazioni, la Giustizia è arrivata, lenta ma inesorabile. Questo è bello. Certo lentezza e incagli della vicenda lasciano sconcertati, perché 19 anni sono davvero tanti”. Ma soprattutto, aggiunge “quello che sconcerta è lo stato della sanità”.
Né l’ospedale né l’anestesista infatti 19 anni fa avevano una copertura assicurativa, ha sottolineato il legale (l’avevano invece altri due imputati, poi assolti, che invece transarono un risarcimento). Ora anche se la sentenza è esecutiva, è comunque appellabile in Cassazione, e la famiglia dovrà aspettare ancora. “In un paese civile ci sono tre presidi di civiltà: scuola, sanità e giustizia. In questo caso la giustizia è arrivata 19 anni dopo, e la sanità non è mai arrivata”.