Non solo spacciatori della penisola sorrentina ma anche noti esponenti della criminalità stabiese e vesuviana. 26 sono le persone che all’alba di stamani sono state interessate da un’ordinanza cautelare nell’ambito di un’inchiesta sul giro di droga in Costiera. Quanto agli indagati, 14 sono in carcere, tre ai domiciliari, per altri tre è stato disposto il divieto di dimora, altri sei sono destinatari dell’obbligo di firma. Detenzione a fini di spaccio, coltivazione e produzione di stupefacenti, estorsione, danneggiamento, furto e minacce sono i reati contestati loro, a vario titolo, dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata.
Eseguita dai carabinieri della compagnia di Sorrento, agli ordini del capitano Marco La Rovere, l’operazione chiude il cerchio di un’inchiesta condotta dalla Procura oplontina nel corso della quale sono state effettuate decine di riscontri, intercettati e sequestrati carichi di cocaina, hashish e marijuana, individuate e distrutte migliaia di piante di cannabis coltivate nelle zone impervie del Monte Faito, identificati mandanti e autori di spedizioni punitive contro spacciatori concorrenti. Centinaia i casi di cessione di droga soprattutto in penisola sorrentina, pagamenti in contanti a produttori e fornitori, aggressioni tra malavitosi per ottenere il controllo del territorio: episodi che trovano spazio nella corposa ordinanza cautelare spiccata dal gip del Tribunale di Torre Annunziata.
Stando a quanto finora trapelato dagli ambienti giudiziari, alcuni esponenti della criminalità stabiese avrebbero tentato di “acquisire e organizzare – come spiega in una nota il procuratore di Torre Annunziata Alessandro Pennasilico – attività illecite in penisola sorrentina partendo proprio dal traffico di stupefacenti”.
Le indagini culminate nella retata odierna hanno preso il via all’inizio del 2018 da alcuni incendi di auto e piccoli danneggiamenti verificatisi negli ambienti degli spacciatori di Vico Equense. I carabinieri, grazie anche all’ausilio di intercettazioni ambientali, telefoniche e telematiche, hanno appurato il tentativo di invasione territoriale in atto.
“Le indagini – conclude Pennasilico – hanno in particolare ricostruito centinaia di cessioni di droga, trasferimenti di stupefacente, ingenti pagamenti di contanti a produttori e fornitori, aggressioni tra malavitosi proprio per ottenere il controllo criminale del territorio”.