La DIA di Napoli ha arrestato il gioielliere napoletano Luigi Scognamiglio, titolare del noto marchio di orologi “Calabritto28”, con l’accusa di avere favorito la latitanza del boss della camorra Antonio Lo Russo. Scognamiglio avrebbe dato supporto logistico e materiale al boss “tifoso” – fotografato a bordo campo durante alcune partite casalinghe del Napoli – durante il primo periodo della sua latitanza, mettendo a disposizione, fino alla fuga all’estero, un’abitazione in via Chiaia, a Napoli. Lo Russo, collaboratore di giustizia, è stato arrestato a Nizza, nel 2014, dopo 4 anni di latitanza. Secondo gli investigatori, Scognamiglio si sarebbe reso disponibile anche ad accompagnare affiliati del clan Lo Russo, detto dei “Capitoni”, dal boss che si nascondeva nella sua abitazione. La moglie di Antonio Lo Russo avrebbe anche soggiornato per un periodo in quell’ appartamento di via Chiaia, insieme con il marito. Il periodo di latitanza è quello che va dal maggio del 2010 – quando Antonio Lo Russo, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, riuscì a sfuggire alla cattura – fino all’estate dello stesso anno, durante la quale il boss “tifoso” fuggì all’estero. E’ stato proprio Antonio Lo Russo a fare luce su quel periodo, riferendo agli inquirenti anche i nomi di chi lo aiutò a nascondersi. Oltre a quelli di alcuni affiliati al clan, Antonio Lo Russo ha anche parlato degli aiuti ricevuti dal gioielliere Luigi Scognamiglio, detto “Gigino Elite”, suo vecchio amico. Le dichiarazioni del boss “tifoso” sono state confermate dalla moglie, Anna Gargano, agli arresti domiciliari per estorsione nell’ambito di una inchiesta sull’imposizione del pane della camorra ai commercianti. Anna Gargano ha riferito di avere incontrato più volte il marito nell’abitazione di “Gigino Elite” che ha definito “uno degli amici puliti di Tonino”. Il gioielliere, incensurato, originario della zona di Miano di Napoli, nel corso degli anni ha spostato la sua residenza nella zona di Posillipo e la sua attività commerciale nelle zone Chiaia e Vomero, dove ha diversi negozi. Anche altri collaboratori di giustizia del clan Amato-Pagano, gruppo al quale Antonio Lo Russo era legato non solo da affari relativi agli stupefacenti ma anche perché Cesare Pagano era stato suo compare di nozze, avevano indicato lo Luigi Scognamiglio come una delle persone che avevano favorito la latitanza del boss.

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