C’è la mano della camorra a muovere i fili di una presunta organizzazione a delinquere – smantellata dai carabinieri del Comando Tutela Ambiente, coordinati dalla procura di Napoli – specializzata nello spaccio di banconote provento di reato e titoli di stato stranieri contraffatti per miliardi: tra i 28 indagati anche il giudice del Tar del Lazio Franco Angelo Maria Bernardi. econdo i pm di Napoli le frasi intercettate nell’ufficio del giudice De Bernardi sono “particolarmente importanti sotto il profilo probatorio” perché da esse “emerge chiaramente ed inequivocabilmente che i componenti dell’organizzazione, consapevolmente hanno ricercato canali idonei per reperire valuta contraffatta al fine di reimmetterla in circolo”. Il 10 maggio 2012 le cimici del Noe registrano nella stanza 703 del Tar una conversazione tra varie persone finalizzata, sostengono i pm, a “pianificare una delle tante operazioni”. E uno degli indagati introduce il tema con una frase che non lascia equivoci: “…qua ci sono state riunioni.. qua ci sono stati i più grossi riciclaggi del mondo, in quest’ufficio…”. Sempre nel corso di questi meeting, il giudice De Bernardi tranquillizza gli associati sulla possibilità di farla franca sul versante giudiziario: “.. di condanne per riciclaggio non ce n’e’ neanche una! Se vai a guardare…perchè sono cose che non puoi provare”, dice in una intercettazione dell’11 maggio 2012. E il giorno successivo: “..dove sta scritto che è riciclaggio?”. Nei colloqui captati dal Noe si fa anche riferimento alla provenienza della valuta. In particolare si cita Caserta dove, dice uno degli indagati, “…ci sono capannoni pieni di banconote”. E poi è lo stesso indagato a proporre l’affare: “…se vuoi fare l’operazione.. noi chiamiamo.. tu gli dai il tempo.. vieni con me… omissis … ci devi mettere la faccia perchè questi sono Casalesi..”. E riguardo alla collocazione finale del denaro, anche in quel caso non c’è problema. Un altro componente dell’organizzazione cita infatti una società che gli ha ordinato 50 milioni di dollari e spiega che a Milano c’è “…una forte richiesta di banconote false..”