La Procura di Napoli ha chiesto al gip l’archiviazione del fascicolo sul triplice omicidio di via Caravaggio, avvenuto a Napoli nel 1975. Le indagini erano state riaperte nel 2011 per fare esami del Dna su reperti custoditi negli archivi del Tribunale. Per il pm, neanche con le moderne tecniche si può attribuire il delitto a un soggetto noto. Per il triplice delitto (le vittime furono Domenico Santangelo, ex capitano di lungo corso; la sua seconda moglie, Gemma Cenname, ostetrica; e la figlia di primo letto di Santangelo, Angela, impiegata) fu condannato in primo grado il nipote di Gemma Cenname, Domenico Zarrelli, che fu poi assolto in appello. La Cassazione annullò la sentenza di secondo grado e dispose un nuovo processo davanti alla Corte di Assise di Appello di Potenza che si conclude con l’assoluzione di Zarrelli. Nel 1985 la Cassazione confermò questa sentenza di assoluzione e Zarrelli ottenne un risarcimento per ingiusta detenzione. Nel 2011, sulla base di alcune segnalazioni, il caso fu riaperto per esaminare i campioni genetici rilevati su alcuni reperti (alcuni mozziconi di sigaretta e uno straccio da cucina) custoditi negli archivi dell’ex Tribunale di Napoli e trovati in buono stato di conservazione. Dagli esami eseguiti – scrive il pm Luigi Santulli – sono “stati estratti, tra gli altri, i profili genetici (tracce di Dna) compatibili con quelli dell’originario imputato, poi definitivamente assolto, Domenico Zarrelli” che, in quanto nipote di una vittime, sicuramente era un frequentatore della casa. La sentenza definitiva e irrevocabile con la quale è stata stabilita l’innocenza di Domenico Zarrelli non consente in nessun caso che egli possa essere sottoposto a un eventuale nuovo processo per lo stesso fatto, e questo in ossequio al principio del “ne bis in idem”. Le conclusioni alle quali arriva il pm Santulli nella richiesta della quale si è avuta notizia in serata è che “in definitiva, neanche dalle moderne tecniche investigative, del tutto ignote all’epoca” del gravissimo fatto di sangue commesso 40 anni fa “sono emersi elementi idonei ad attribuire l’efferato delitto in esame a soggetto noto”. Per questo, la Procura ha chiesto al gip, che dovrà ora decidere in via definitiva, di disporre l’archiviazione del procedimento e di ordinare la restituzione degli atti per la conservazione in archivio. Nel procedimento si sono costituite parti offese Luisa Santangelo, assistita dall’avv. Gennaro De falco, e il fratello di Domenico Zarrelli, Mario, assistito dall’avv. Ilaria Zarrelli.

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