E’ stata fissata per il 16 ottobre prossimo, davanti al gip del Tribunale di Napoli, l’udienza in camera di consiglio in seguito all’opposizione, presentata dal legale dei familiari delle vittime, contro l’archiviazione dell’indagine sulla strage di via Caravaggio, il triplice omicidio avvenuto nel 1975 in un appartamento a Napoli. L’atto di opposizione è stato depositato nei giorni scorsi dall’avvocato Gennaro De Falco. Il penalista chiede al giudice di rigettare la richiesta di archiviazione del pm Luigi Santulli e di disporre l’iscrizione nel registro degli indagati dei soggetti nei cui confronti potrebbero emergere elementi. Negli anni scorsi la procura dispose l’esame del Dna su una serie di reperti ritrovati sulla scena del delitto e custoditi in un deposito del Tribunale. Dagli accertamenti emerse che tracce di Dna riscontrate su alcuni mozziconi di sigaretta e uno straccio insanguinato erano compatibili con il profilo genetico di Domenico Zarrelli (furono confrontate con una ciocca di capelli che faceva parte dei reperti), l’imputato che fu assolto con sentenza definitiva dall’accusa di essere l’autore del delitto e che non è più processabile per il principio del ne bis in idem (non si può essere processati due volte per lo stesso fatto). L’avvocato De Falco nel suo ricorso fa riferimento, tra l’altro, a una richiesta di accertamenti che erano stati sollecitati dalla polizia (Direzione centrale anticrimine, squadra mobile e polizia scientifica): essendo stati rilevati sui mozziconi altre tre tracce di dna (due maschili e una femminile), non riconducibili alle vittime, gli investigatori chiedevano alla procura di disporre esami su una serie di soggetti nei cui confronti all’epoca dei fatti le indagini non erano state approfondite. Individuare il dna ”assumerebbe schiacciante valenza probatoria”, osserva il penalista. L’avvocato De Falco solleva anche una questione sul principio del ne bis in idem che ”non è un principio costituzionale ma solo processuale” e una ”sua eventuale modifica per decreto o addirittura la sua abolizione o più o meno ampia riformulazione non troverebbe ostacolo nel dettato costituzionale”. Il legale propone anche una questione di costituzionalità per violazione del principio di ragionevolezza, del principio di uguaglianza di fronte alla legge, per violazione del principio del giusto processo. Vittime del triplice omicidio furono Domenico Santangelo, ex capitano di lungo corso, la sua seconda moglie, Gemma Cenname, ostetrica e la figlia di primo letto di Santangelo, Angela, impiegata. Fu arrestato e condannato in primo grado il nipote di Gemma Cenname, Domenico Zarrelli, che fu poi assolto in appello. La Cassazione annullo’ la sentenza di secondo grado e dispose un nuovo processo davanti alla Corte di Assise di Appello di Potenza che si conclude con l’assoluzione di Zarrelli. Nel 1985 la Cassazione confermo’ questa sentenza di assoluzione e Zarrelli ottenne un risarcimento per ingiusta detenzione. Nel 2011, sulla base di alcune segnalazioni, il caso fu riaperto per esaminare i campioni genetici rilevati sui mozziconi di sigaretta e uno straccio da cucina, e trovati in buono stato di conservazione. Dagli esami eseguiti – scrive il pm Santulli – sono “stati estratti, tra gli altri, i profili genetici (tracce di Dna) compatibili con quelli dell’originario imputato, poi definitivamente assolto, Domenico Zarrelli”.

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