E’ finito agli arresti domiciliari Leonardo Mirti, il 29enne accusato dell’omicidio preterintenziale di Emanuele Scarallo e Alessandro Riccio, i due giovani morti il 10 agosto scorso a Napoli dopo aver perpetrato una rapina ai danni dello stesso Mirti e della compagna. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip del Tribunale partenopeo su disposizione della locale Procura che sta indagando sull’episodio.
I fatti avvennero in via Posillipo dove fu rinvenuto un motociclo con evidenti segni di un incidente stradale e i corpi senza vita dei due ragazzi. Nell’imminenza dei fatti, Mirti riferì ai carabinieri di essere rimasto coinvolto in un sinistro dopo essere stato vittima di una rapina attuata dai due deceduti nei pressi del parco Virgiliano e che, mentre tentava di sfuggire a un nuovo tentativo di aggressione attuato sempre dagli stessi due in sella a uno scooter, li aveva investiti accidentalmente con la propria Smart provocandone la caduta. Analoga versione dei fatti era stata fornita dalla giovane in sua compagnia. Le indagini, che si sono avvalse anche dei filmati delle telecamere installate nei luoghi teatro dei fatti, hanno permesso di acquisire gli elementi che, allo stato delle indagini, smentiscono la versione dei fatti resa da Mirti e dalla compagna consentendo di ricostruire ben diversamente quanto avvenuto. In particolare, tenuto conto sia del lasso temporale intercorso tra l’asserita rapina e l’investimento stradale, sia delle accertate modalità dell’incidente, appare possibile escludere – si legge in una nota del procuratore aggiunto di Napoli, Giovanni Melillo – che l’impatto tra l’auto guidata da Mirti e il ciclomotore con in sella le vittime sia avvenuto accidentalmente. Dall’esame dei filmati delle telecamere posizionate lungo il tragitto percorso dalla vettura, emerge “chiaramente” che, successivamente alla rapina denunciata da Mirti, il motociclo con Scarallo e Riccio percorreva via Manzoni verso via Posillipo e che l’auto, mentre percorreva la stessa strada in senso inverso, dopo aver incrociato il ciclomotore, effettuava un’improvvisa manovra di inversione di marcia, inseguendo il motociclo che imboccava via Strato in direzione largo Sermoneta, sempre inseguito dall’auto che, infine, lo investiva “intenzionalmente” travolgendo e trascinando uno dei due giovani rapinatori per qualche metro, per poi proseguire la propria marcia senza fermarsi e lasciando a terra i corpi esanimi di Riccio e Scarallo. La conferma della correttezza di questa ricostruzione è data anche dagli esiti – sostengono i magistrati – delle intercettazioni disposte nel corso delle indagini. La Procura aveva chiesto di procedere all’arresto di Mirti per omicidio volontario, commesso con dolo eventuale, ma il giudice ha qualificato il fatto come omicidio preterintenzionale “non essendovi motivo di dubitare dell’intenzionalità dello speronamento” del motociclo da parte di Mirti. Il provvedimento cautelare è stato adottato per il pericolo di “reiterazione” in considerazione della “gravità del fatto e della straordinaria aggressività della condotta tenuta da Mirti” quando ormai gli autori della rapina si erano allontanati e in assenza di stato di pericolo per sé e per altre persone. Contestato anche il “pericolo di inquinamento probatorio”.