E’ stata incentrata sulle testimonianze di due carabinieri l’udienza nel tribunale di Napoli sull’omicidio di Davide Bifolco, il ragazzo di 17 anni ucciso nel rione Traiano di Napoli il 5 settembre del 2014 con un colpo di pistola partito dall’arma di ordinanza di un militare durante un inseguimento. “É stata un’udienza positiva – ha fatto sapere l’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Bifolco – perché sono stati fatti passi in avanti verso l’accertamento della verità ma anche perché si è squarciato il velo pure sulle non verità”. In tribunale sono stati chiamati a deporre il collega di pattuglia del militare che ha sparato e il comandante della stessa pattuglia. “Davide è stato sempre identificato durante l’inseguimento come colui che indossava una maglietta bianca – continua l’avvocato Anselmo – indumento che non figura tra i reperti e di cui si sono perse le tracce. Lo stesso carabiniere ha anche affermato che, probabilmente, il passeggero che era in sella allo scooter guidato da Davide non era Arturo Equalibe, il latitante ricercato dalle forze dell’ordine, così come abbiamo sempre sostenuto e come hanno sostenuto i nostri testimoni”. “Manca all’appello anche il bossolo del proiettile partito dall’arma di ordinanza del carabiniere che ucciso Davide”, ha concluso l’avvocato Anselmo, “e anche su questo si dovrà fare luce”. La prossima udienza del processo sull’omicidio di Davide Bifolco è stata fissata per l’ 11 marzo.

 

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui