Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia hanno permesso di risalire, a quasi venti anni di distanza, agli esecutori dell’omicidio di Gennaro De Simone, avvenuto il 5 gennaio 1997 a Monterusciello. Si tratta di Gianpaolo Vilano e Alberto Cammino, entrambi affiliati al clan Longobardi-Beneduce, egemone nell’area flegrea, già detenuti in quanto condannati per associazione camorristica. Nei loro confronti è stata notificata dai carabinieri di Pozzuoli un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Dda per l’omicidio del De Simone. L’agguato mortale avvenne in via Verga a Monterusciello nei pressi di una sala giochi e nell’occasione rimase ferito all’avambraccio anche Francesco Palumbo, gestore del locale. Le prime indagini fecero ritenere che Gennaro De Simone, sebbene cugino di Umberto De Simone, noto col soprannome ‘O’ stuort’, elemento di rilievo del clan, risultava estraneo alle vicende camorristiche della zona e quindi fosse rimasto ucciso solo perché si trovava nei pressi del circolo, abituale ritrovo degli uomini del clan Longobardi-Beneduce. Le successive indagini, invece, portavano ad appurare che la vittima era, da qualche tempo, divenuta l’autista di Giacomo Russolillo, personaggio di assoluto rilievo nel panorama criminale flegreo e vero obiettivo dei killer. Grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia delle due fazioni si è riusciti ora a ricostruire nei dettagli la dinamica verosimile dell’agguato, il movente e a individuare gli esecutori materiali.

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