«Il mondo carcerario campano ha pagato un prezzo alto per la pandemia in termini di vite. L’emergenza coronavirus ha acuito le problematiche della realtà carceraria, a cominciare dal sovraffollamento, e ha evidenziato la necessità di ricorrere a misure alternative al carcere. Il tema emergenziale della relazione semestrale è quello della tossicodipendenza; su 6853 detenuti, 1356 sono tossicodipendenti, il 60% dei nostri detenuti utilizza psicofarmaci. Il diritto alla salute dei detenuti resta un grave problema, come quello del sovraffollamento. Basta pensare che il numero totale dei detenuti presenti nelle carceri della Calabria, 2104, coincide con quello dei soli detenuti nel carcere di Poggioreale». È quanto affermato del garante campano delle persone sottoposte a misura restrittiva della libertà personale, Samuele Ciambriello, che ieri ha presentato la relazione semestrale 2022 sullo stato della detenzione in Campania, nell’aula del consiglio regionale. La relazione è stata introdotta dall’intervento del presidente del consiglio regionale della Campania, Gennaro Oliviero, e dal portavoce della conferenza nazionale dei garanti regionali e territoriali, Stefano Anastasia. Tra i presenti in aula: Carmine Renzulli, procuratore della repubblica di Santa Maria Capua Vetere, Elisabetta Garzo, presidente del tribunale di Napoli, Patrizia Mirra, presidente del tribunale di sorveglianza di Napoli, alcuni direttori delle carceri, tra cui il colonnello Rosario Del Prete, direttore del carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, rappresentati delle associazioni di volontariato e alcuni consiglieri regionali.

«Per quanto riguarda la sanità per i detenuti, essa resta un’altra grande emergenza del sistema carcerario, basta riflettere su un solo dato: per 6853 detenuti ci sono solo 55 posti letto negli ospedali della Campania – ha aggiunto Ciambriello – Occorre intervenire per risolvere il problema, ad esempio spostando, laddove possibile, le prestazioni sanitarie in carcere. In generale, puntare sulle misure alternative al carcere e sulla depenalizzazione, su un modello che limita il carcere solo ai casi più gravi e che lo finalizza all’inclusione sociale. Il Pnrr prevede notevoli fondi assegnati alle carceri, una circostanza positiva che, in assenza di una programmazione, rischia di essere vanificata. I 14 milioni del provveditorato delle opere pubbliche inspiegabilmente non sono stati impiegati, come previsto, per il carcere di Poggioreale. Occorre puntare sulle misure alternative alla detenzione e su un a maggiora presenza di personale di supporto, volontari ed operatori, che possano contribuire allo svolgimento di quelle attività che sono fondamentali per il reinserimento sociale dei detenuti». «In un semestre l’ufficio del garante ha potuto incontrare 628 detenuti – ha detto Anastasia – ciò evidenzia l’importanza del ruolo che collega le carceri con le istituzioni e con la società e di far emergere le principali problematiche del mondo carcerario e di risolverle. È importante una visione politica che non punti solo sulla penalizzazione e che abbia una forte sensibilità sul tema del fine rieducativo della pena e sull’obiettivo del reinserimento sociale del detenuto». «Il dato emerso dalla relazione semestrale del garante dei detenuti, il numero dei detenuti tossicodipendenti nelle nostre carceri, 1356, uno su tre, è esplosivo e sottolinea una grave emergenza della nostra realtà carceraria che si unisce a quelli del sovraffollamento e delle prestazioni sanitarie – ha sottolineato Oliviero – Come istituzioni e come politica dobbiamo intervenire per la risoluzione di queste emergenze per rendere il carcere un luogo dove vengono garantiti i diritti fondamentali della persona e per finalizzarlo al recupero dei detenuti e al loro reinserimento sociale».

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