Ancora bombe e ancora nella notte. Questa volta, intorno all’una, è stata colpita una cornetteria di Corso Michelangelo a Sant’Antimo. Tra pochi giorni l’esercizio commerciale avrebbe aperto al pubblico dopo la consueta inaugurazione che, probabilmente, sarà rimandata. In ogni caso, già dalle prime ore di stamane, gli operai sono al lavoro per ripristinare il locale. Si tratta del terzo episodio in pochi mesi e l’impressione è, tanto per cambiare, quella del regolamento di conti, dell’avviso per scadenze (forse) non rispettate, dell’intimidazione preventiva. Chi può dirlo. Tutto sommato poco conta, il dato da rilevare è un altro. Il numero crescente di bombe ad esercizi commerciali indicano l’inizio di una nuova fase, in cui i clan si stanno, probabilmente, riorganizzando dopo un periodo di sbandamento. Ovviamente, tutti hanno sentito ma nessuno ha visto nulla. Intanto, sui social impazzano le richieste di sicurezza che, non si comprende, chi dovrebbe soddisfare. La camorra a Sant’Antimo non nasce certo con la bomba di stanotte, né morirà con il prossimo arresto. Invece di chiedere più polizia o carabinieri sul territorio (che mai nulla hanno garantito) forse sarebbe il caso di iniziare a porsi delle domande: a chi serve la camorra?quanti ne fa arricchire? da chi è tutelata all’interno delle istituzioni? Lo Stato sarebbe in grado di farsi carico di tutti quelli che oggi sopravvivono, in un modo o nell’altro, grazie alla camorra? Una volta trovate tutte le risposte, provate a tracciare una linea netta di demarcazione tra camorra e stato e, vedrete, che non sarà cosa semplice.
Luca Leva