E’ superiore al 90%, con punte del 100% a Napoli e a Roma, l’ adesione allo sciopero dei giudici di pace. Un dato che fa prevedere alle organizzazioni di categoria che lo hanno proclamato che nelle due settimane di protesta salteranno circa 200mila processi civili e penali in tutta Italia, che coinvolgono 1 milione di cittadini come parti, testimoni o periti. L’astensione dalle udienze si protrarrà sino al 6 novembre. Obiettivo è denunciare “l’incostituzionale stato di precariato nel quale si trovano ad operare i giudici di pace, nel disinteresse di gran parte della classe politica”.

Da “troppi anni” la categoria chiede il “legittimo riconoscimento dei diritti minimi della continuità del rapporto, della tutela previdenziale ed assistenziale (salute, maternità…), delle garanzie ordinamentali di autonomia degli uffici ed indipendenza dei giudici”, ricordano in una nota l’Unione nazionale e l’Associazione nazionale dei giudici di pace. Le organizzazioni denunciano “il venir meno agli impegni formalmente assunti nel luglio scorso da parte del Ministro Cancellieri” sulle problematiche dei giudici di pace, che “gestiscono circa il 60% del contenzioso civile, definendo i processi entro 1 anno ed impedendo da quasi 20 anni il collasso della giustizia, pur senza tutele e diritti”. E lamentano che il Parlamento “è bloccato da un progetto di legge incostituzionale ed estremamente punitivo, presentato dal Senatore Caliendo, bocciato addirittura 5 volte dall’allora Consiglio dei Ministri ed attualmente (ed incomprensibilmente, aggiungiamo noi) posto all’ordine del giorno della Commissione Giustizia del Senato”.

 

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