Separati da un marciapiede. Di qua Villaricca, comune stretto e lungo della ragnatela in cui si ramifica Napoli; di là Giugliano, 110 mila abitanti senza un sindaco da aprile per infiltrazioni della camorra.

Al confine tra i due, la scuola materna Rodari di Villaricca dove da qualche settimana i bambini non sono tutti uguali. Per quelli residenti la mensa costa 35,10 euro per 20 pasti, per gli altri 78. Così ha deciso il Comune di Villaricca che dal 10 ottobre ha differenziato le tariffe cambiando le regole in corsa. Le mamme giuglianesi protestano, molte hanno rinunciato alla mensa. E in solidarietà anche parecchie di Villaricca vanno a prendere i figli a scuola prima di pranzo, in attesa di un accordo tra i due Comuni che mercoledì si incontreranno per la prima volta. Colpa dei tagli del governo, imprevedibili e feroci, si giustifica Villaricca che respinge le accuse di discriminazione. ”La scelta è stata dolorosa ma dovuta ai trasferimenti statali – spiega Giovanni Granata, vicesindaco e assessore alle politiche formative – Dal 2009 a oggi si sono ridotti da 7,2 a 2 milioni e ora il nostro obiettivo è risparmiare”. A maggior ragione da settembre con l’abolizione effettiva della seconda rata Imu. Così, a caccia di fondi, l’amministrazione ha ‘scoperto’ che nelle sue tre scuole dell’infanzia gli alunni non residenti non sono qualche decina ma 278 (di cui 164 alla Rodari, metà del totale). Da qui l’idea del ‘paese che vieni, mensa che paghi’: cambiando la delibera del 25 luglio che proprio per via della crisi manteneva la compartecipazione dei costi della mensa (il 65% a carico dell’ente, il 45% delle famiglie), la giunta ha differenziato le tariffe lasciando ai non residenti l’onere del 100%, cioè 78 euro. ”Non si può discriminare la residenza – denuncia Giuseppe, padre di due bambine che abitano a Giugliano – Se dobbiamo pagare di più che valga per tutti oppure paghiamo in base al reddito con l’Isee”. La novità brucia di più perché introdotta ad anno scolastico in corso. ”Ci sono di mezzo dei bambini, non potevano cambiare le tariffe dalle nuove iscrizioni?”, chiede Annarita di Villaricca che da giorni corre per gestire figlie e lavoro visto che ha deciso di farle mangiare a casa per solidarietà. Proprio sul tempismo dei rincari, nel 2011 si concentrò la battaglia di 300 famiglie di Bologna contro Annamaria Cancellieri, allora commissario straordinario della città, che decise di alzare le rette di nidi e materne da aprile. Ma il Consiglio di Stato bocciò gli aumenti. Stavolta si spera in un accordo prima.

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