Ci sono anche tre quartieri di Napoli nella zona rossa che potrebbe essere interessata da una eruzione del Vesuvio. E’ il nuovo scenario elaborato dal Dipartimento della Protezione civile e dagli enti locali presentato oggi dal capo del Dipartimento Franco Gabrielli.
La vecchia zona rossa, in cui confluivano 18 comuni, viene dunque allargata a 24 e vi entrano anche i quartieri napoletani di San Govanni a Teducci, Barra e Ponticelli: si tratta delle aree che dovrebbero essere evacuate e che coinvolgono 800 mila persone. L’allerta sui Campi Flegrei è passata dal livello ‘base’ a quello di ‘attenzione’. Negli ultimi mesi, è stato sottolineato dal capo del Dipartimento Franco Gabrielli e dagli scienziati, si è registrata nella zona un’accelerazione dei movimenti attorno ai 3 centimetri al mese: un dato che, seppur di gran lunga inferiore a quello registrato durante il bradisismo degli anni ottanta (14 cm al mese) è stato definito “significativo” e ha spinto gli esperti ad innalzare il livello d’allerta aumentando la frequenza del monitoraggio.
I nuovi studi, inoltre, hanno consentito di stabilire che, in caso di eruzione vulcanica, le ricaduta di cenere interesserebbe anche parte della città di Napoli. Di qui la necessità di aggiornare i piani d’intervento e d’emergenza, che gli enti locali, secondo le indicazioni del Dipartimento dovranno presentare entro giugno. In caso di evacuazione dell’area, sarebbero ad oggi circa 400mila le persone interessate. “C’è un grosso elemento d’incertezza per quanto riguarda la possibilità di un’eruzione – ha detto il vice presidente della Commissione Grandi Rischi e componente della commissione che ha lavorato sui campi flegrei, Mauro Rosi – ed inoltre non possiamo sapere dove si aprirà una bocca eruttiva. Non ci sono dunque buone notizie, ma sarebbe sciocco e irresponsabile far finta che non ci siano. Non vogliamo spaventare nessuno ma è necessario essere consapevoli dei rischi”.
Centinaia di migliaia di italiani vivono sulle pendici di un vulcano. O in zone a rischio idrogeologico o, ancora, in edifici realizzati in aree sottratte a fiumi e torrenti. Ma su questi temi “riscontro ancora un’eccessiva insensibilità e una mancanza di consapevolezza”. Il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli e’ tornato a ribadire la necessità di un cambio culturale in materia di prevenzione, sia da parte delle istituzioni che dei cittadini. “Nella zona dei Campi Flegrei – sottolinea – la percentuale di gente che non conosce il rischio su cui, letteralmente, è seduta, raggiunge percentuali tra il 70 e l’80%”.
Questa “insensibilità – aggiunge – spesso si traduce in un atteggiamento non adeguato delle istituzioni” che, invece, hanno il dovere di rendere consapevoli i cittadini. “E’ inutile stare lì nell’attesa messianica di un piano nazionale da parte del governo centrale – dice Gabrielli – il piano nazionale non è altro che la risultanza dei piani di settore che ciascuna istituzione deve fare”.