Il gup Anna Imparato ha inflitto circa 300 anni di carcere a 33 imputati, tra i quali spicca l’ex boss del Vomero Luigi Cimmino (oggi collaboratore di giustizia) assieme a suo figlio Franco Diego e molti affiliati a clan, alcuni manager e pubblici ufficiali. Al centro dell’inchiesta l’intera filiera ospedaliera. Il controllo era capillare e partiva dal servizio di trasporto ammalati, senza tralasciare le onoranze funebri e le imprese di pulizie. Fino a quelle che si occupano della refezione e dell’installazione dei distributori di merendine e bibite. Persino le imprese di costruzione. Appalti pilotati grazie a infiltrazioni nel tessuto imprenditoriale, i clan riuscivano a controllare direttamente le gare. Sotto i riflettori anche presunte pressioni estorsive nei confronti dei titolari dell’appalto per la creazione del Parco Urbano dell’ospedale Cardarelli. Per quella struttura, il clan dei Caiazzo-Cimmino avrebbe preteso una tangente da 30mila euro. Tra i gruppi criminali coinvolti ci sono esponenti dell’Alleanza di Secondigliano, ma anche Casalesi, i Mallardo di Giugliano, i Frizziero di Chiaia, i Moccia di Afragola e i Polverino-Nuvoletta di Marano. Secondo l’impianto accusatorio, il controllo illecito sarebbe stato esercitato negli ospedali Cardarelli, Cotugno, Monaldi, l’azienda ospedaliera Università Federico II e il Cto. Il Cardarelli, l’Ospedale dei Colli e il Nuovo Policlinico sono inserite nell’elenco delle parti offese insieme con diverse altre aziende e alcuni loro dipendenti.