Cure e non carcere per Simone Isaia, il 32enne senza fissa dimora, accusato dell’incendio dell’opera ‘La Venere degli stracci’, del maestro Michelangelo Pistoletto, che era stata posta in piazza Municipio. A un mese esatto dal rogo, per chiedere che il giovane lasci il carcere di Poggioreale per essere curato in strutture adatte, si è tenuto oggi un sit-in proprio davanti ‘allo scheletro’ dell’opera. La manifestazione è stata organizzata da Iod edizioni, Pastorale carceraria della Chiesa di Napoli, associazione Liberi di volare, Chiesa evangelica libera di Casalnuovo, United Colors of Naples, Tribunale 138. “Simone a Poggioreale è in una situazione davvero deprimente e in cui sta peggiorando giorno dopo giorno – ha detto don Franco Esposito, direttore della Pastorale carceraria della Chiesa di Napoli – l’ho incontrato varie volte di cui l’ultima proprio ieri e credo che bisognerebbe al più presto affidarlo a una casa di accoglienza e di cura perché possa essere davvero rimesso in sesto e dare anche un suo contributo positivo”. Simone – come riferito dal parroco – a Poggioreale condivide la cella con altre sette persone. “Noi come Chiesa di Napoli – ha aggiunto – abbiamo dato la nostra disponibilità ad accogliere Simone nella casa d’accoglienza ‘Liberi di volare’ così come anche la Chiesa di Salerno ha dato la propria disponibilità. Simone è un ragazzo intelligente, capace, ma il suo disadattamento è dovuto all’emarginazione e all’essere messo da parte da questa società che nel momento in cui si commette uno sbaglio come unica risposta rinchiude le persone. L’unica vera opera d’arte da restaurare è la persona”.