Secondo le risultanze degli accertamenti tecnici, l’esecutore materiale del delitto del sindaco di Pollica Angelo Vassallo, avvenuto nel 2010, avrebbe sparato in piedi o «dal sellino di un motorino», mentre il sindaco aveva il finestrino abbassato, a circa 40-50 centimetri di distanza dalla vittima. È quanto scrive la Commissione parlamentare antimafia della scorsa legislatura in una relazione pubblicata oggi. L’ispezione dei luoghi da parte dei componenti del XXII Comitato dell’Antimafia, avvenuta nel luglio 2021, si legge nella relazione, «ha permesso di sollevare qualche ulteriore interrogativo. La forte pendenza della strada rapportata alla precisione dei colpi di pistola porterebbe, in realtà, a dubitare sull’uso di un motorino da parte dell’esecutore materiale dell’omicidio che, per quanto esperto e pur considerando che la Tanfoglio baby non è un’arma pesante, avrebbe avuto bisogno di una certa stabilità, difficile da garantire ove si fosse trovato alla guida di un motociclo impiegato in quelle concitate circostanze. Con una simile pendenza della strada, l’omicida avrebbe infatti dovuto tenere una mano sul freno del motorino certamente compromettendo la precisione dei colpi, circostanza che invece è stata rilevata dal medico legale». La Commissione rileva inoltre che «il giorno dell’omicidio alcuni frequentatori del Fit Village (centro sportivo nei pressi del luogo dell’omicidio) erano intenti a giocare a calcetto e, sentiti dagli organi inquirenti, hanno dichiarato di aver avvertito la presenza di un’auto, secondo alcuni di colore nero, sfrecciare ad alta velocità e di aver avvertito nitidamente dei colpi di pistola. Tuttavia, nessuno ha sentito la necessità di recarsi sul posto per verificare cosa fosse accaduto e avvisare il comando locale dei Carabinieri. Eppure, secondo quanto dichiarato da tutti gli auditi, la circostanza avrebbe dovuto suscitare scalpore, atteso peraltro che, come ricordato dal sindaco di San Mauro Cilento, in quelle aree della Campania da 60 anni non si verificava un omicidio». Inoltre è emerso che «Il sindaco Vassallo si era lamentato più volte con la locale Stazione dei Carabinieri chiedendo interventi risolutivi per il diffondersi del commercio e del consumo degli stupefacenti nella zona e forse la sua attenzione al e problema era accentuata dalla circostanza che il fidanzato dell’epoca della figlia Giusy, Francesco Avallone, era coinvolto in queste attività illecite. La circostanza all’epoca non era nota, sebbene i familiari e conoscenti di Angelo Vassallo, intervistati, avessero riferito come tra Avallone ed il sindaco non corressero buoni rapporti anche se il primo, proprio per volere di Angelo Vassallo che tentava in vario modo di integrarlo nella famiglia, lavorava nell’enoteca familiare».