L’Ucraina ha utilizzato per la prima volta i missili a lungo raggio americani Atacms per colpire in profondità il territorio russo, nel giorno in cui Mosca ha adottato la una nuova dottrina nucleare che rende possibile una rappresaglia atomica anche nel caso di un attacco massiccio missilistico dal territorio ucraino. Il ministero della Difesa di Mosca ha riferito che durante la notte le forze di Kiev hanno lanciato sei Atacms sulla regione di confine russa di Bryansk, due giorni dopo le indiscrezioni pubblicate dal New York Times secondo le quali Washington ha dato l’autorizzazione all’utilizzo dei vettori. Cinque sono stati abbattuti dai sistemi di difesa Pantsir e S-400, ha aggiunto il dicastero russo, mentre un sesto è stato colpito ma i suoi detriti sono caduti su una “struttura militare” provocando un incendio. Non sono segnalati morti o feriti. In precedenza il comando delle forze armate ucraine aveva annunciato un bombardamento, andato a segno, su un deposito di munizioni vicino a Karachev, circa 130 chilometri dal confine ucraino, ma non aveva confermato l’utilizzo dei missili americani. Una fonte militare citata dalla testata Rbc Ucraina aveva invece detto che erano stati impiegati proprio gli Atacms.

L’Ucraina ha “capacità a lungo raggio e useremo tutto questo”, ha esultato il presidente Volodymyr Zelensky. Ma il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, dal G20 di Rio de Janeiro, ha affermato che si è trattato in sostanza di un attacco diretto americano, e questo fa fare al conflitto un salto “qualitativo”. “E’ impossibile usare questi missili ad alta tecnologia senza gli americani e riteniamo che non un singolo Atacms possa essere usato senza la partecipazione di specialisti statunitensi, reagiremo in modo appropriato”, ha avvertito il capo della diplomazia russa. Che poi ha detto di sperare che in Occidente venga letta la nuova dottrina nucleare russa. Il documento, firmato dal presidente Vladimir Putin, prevede che le armi atomiche vengano usate “come misura estrema e ultima risorsa” a scopo di difesa. Ma ne amplia la possibilità di impiego per rispondere a una possibile “minaccia critica alla sovranità e all’integrità territoriale” della Russia o della Bielorussia, sua stretta alleata. Inoltre, un’aggressione “da parte di uno Stato non nucleare con il coinvolgimento o il sostegno di uno Stato nucleare, sarà considerata come un attacco congiunto”. Alla domanda se ciò significhi che la Russia potrebbe dare una risposta nucleare anche ad attacchi non nucleari da parte dell’Ucraina con l’uso di missili occidentali, il portavoce del Cremlino ha risposto affermativamente.

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