Avrebbero imbracciato un fucile e fatto fuoco per minacciare alcuni coetanei: in manette due giovani in provincia di Salerno. I carabinieri della stazione di Sarno hanno eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, con divieto di comunicazione e le particolari modalità di controllo mediante il braccialetto elettronico, emessa dal Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Nocera Inferiore, su richiesta della procura guidata dal procuratore Antonio Centore, che ha coordinato una complessa ed articolata indagine per ricostruire un episodio accaduto in pieno centro a Sarno. Secondo quanto si apprende, la sera del 26 febbraio scorso, nei pressi di una yogurteria, due giovani, entrambi incensurati, avrebbero eseguito, con l’ausilio di un terzo soggetto allo stato ignoto, un’azione intimidatoria nei confronti di un altro gruppo di cocetanei, per ragioni legate ad un precedente dissidio tra le parti, entrando nel locale che si trova al centro di Sarno, in quel momento pieno di clienti, con l’intento di tirare fuori dal locale i destinatari del gesto, verosimilmente per aggredirli. «Nell’occasione – si legge in una nota a firma del procuratore Centore – uno dei due giovani impugnava un fucile che, con allarmante disinvoltura, veniva puntato ad altezza d’uomo contro le persone offese e contro gli avventori e i gestori del locale».

Prima di entrare nella yogurteria, hanno ricostruito gli investigatori, il giovane armato avrebbe esploso in aria anche due fucilate, a scopo intimidatorio. I fatti furono interamente ripresi dalle telecamere di videosorveglianza pubblica e privata dalla zona e gli esiti delle successive indagini, delegate dalla procura di Nocera Inferiore alla stazione dei Carabinieri di Sarno, hanno permesso di raccogliere gravi indizi di reità nei confronti degli indagati, attraverso, tra l’altro, I’analisi dei tabulati telefonici, l’acquisizione di informazioni tramite social network, il sequestro dei telefoni cellulari e dei capi di abbigliamento che gli indagati indossavano la sera del 26 febbraio, rinvenuti all’esito delle perquisizioni eseguite dai militari.

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