CASERTA – Diretta da registi come Mario Martone, Mimmo Calopresti, Jean Marie Straub, Gianluca Iodice, attrice poliedrica di teatro e cinema, regista e drammaturga amata dalla critica, Giovanna Giuliani approda al Teatro Civico 14 di Caserta con DONGIOVANNA corpo senza qualità spettacolo prodotto dalla Fondazione Salerno Contemporanea – Teatro Stabile d’innovazione. Liberamente ispirata al lavoro letterario della filosofa Fabrizia Di Stefano Il corpo senza qualità (ed. Cronopio, 2010), che affronta la questione queer (ovvero la teoria che mette in discussione la naturalità del genere e dell’identità sessuale), la pièce, scritta, diretta e interpretata dalla Giuliani, andrà in scena sulle tavole del teatro di Vicolo della Ratta sabato 10 novembre [ore 21,00] e domenica 11 novembre [ore 19,00].

Chiama studio il suo amore. E, come scienziata, cataloga tutte le mute che subisce e le ennesime metamorfosi di adattamento che il suo studio le ispira. Ecco il suo catalogo. La sua forma più perfetta di poligamia. E se, per amor di studio, arrivasse a perdere ogni certezza di genere, né tragico, né comico, né maschile, né femminile, solo genere fantastico?

…sono così informe o ogni
sguardo mi sforma?
ogni mano tira un tratto
guasta sempre il mio ritratto
e il quadro non è mai fatto.

E’ lo studio di una Dongiovanna su se stessa. La costruzione del suo personaggio, con i suoi tentativi di rovesciare sentimentalismo e comune morale e di sfondare le pareti domestiche del quotidiano, evadendo da emotività automatiche come gelosia e desiderio possessivo. Ma assisteremo anche al dietro-le-quinte di queste sue performances, con i suoi effetti “collaterali”. Una doppia faccia. Mentre dà lezioni a se stessa e pare convincersi di aver superato i luoghi più comuni del bisogno affettivo, si mette lo sgambetto da sola, scalzando i suoi conati fallimentari e mettendo scetticamente alla prova la sua stessa resistenza, fino ad autodemolirsi e a spogliarsi del suo personaggio, crollando sotto i colpi sferzanti della sua autoironia. Le oscillazioni destabilizzanti dal drammatico profondo, alla leggerezza più coraggiosa, dalla schiavitù più asservita e dipendente alla più spudorata e libera padronanza, raggiungono il parossismo, fino a toglierle la parola e ogni argomentazione e a farle perdere qualsiasi connotazione femminile e umana, affondandola in farneticazioni bestiali.                                                                 

 

“Lo spettacolo è liberamente ispirato al libro Il corpo senza qualità della filosofa Fabrizia Di Stefano (edito da Cronopio), che pone una domanda aperta sul genere, una domanda senza soluzione: un augurio perché possa sformarsi, di forma in forma, e rimanere indicibile, senza la museruola di nessuna determinazione: un genere senza qualità. Ho voluto esercitare questo tema, estendendo anche al genere stilistico l’elasticità e indefinitezza di genere sessuale. La bulimìa che porta a uscire continuamente di genere in genere mi ha spinto a pensare all’ insaziabilità del dongiovannismo, alla continua ricerca di una variazione di genere. L’esercizio del corpo senza qualità, però, è una mobilità del soggetto, l’esercizio dongiovannesco ha, invece, bisogno di oggetti svariati. Chi cataloga fuori e chi dentro di sé. Ho seguito e dato voce agli alti e bassi di una tensione utopistica, quella di avere a che fare con un esemplare di dongiovanni, e corrispondergli non in funzione femminile, ma riflettendo tutta la sua sete di forme variegate. Perdendo connotati certi, in uno sforzo sovrumano, che inciampa continuamente in debolezze e inadeguatezze. Una lotta, quindi, anche di genere stilistico: accenti parodistici e grotteschi di una commedia che viene continuamente attentata da fughe fuori-genere, tragico-sentimentali. Ho affrontato la scena, cercando di moltiplicarmi, senza trascurare nessuna voce o sfumatura, apparecchiando n. posti a sedere e n. bicchieri etc., quanti possano essere gli sdoppiamenti e le scissioni di un pensiero che cerca di non cadere nel genere. E così la protagonista si autodefinisce Ennesima, perché non riesce a trovare una collocazione certa, sia sessuale, che stilistica, -passando da euforie estreme all’incubo più violento e nero. E sceglie di non scegliere, diventando così un’eroina senza qualità, di genere ennesimo.” (Giovanna Giuliani)

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