La prima compagnia teatrale ad aprire ufficialmente la III edizione della rassegna teatrale “Teatro d’amatore” e quindi a cimentarsi sul grande palco dell’Auditorium dell’IPIA di Alife è la Compagnia Teatrale “I Carmenauti” che porterà in scena domenica 24 novembre 2013 alle ore 20.00 l’opera teatrale “Ferdinando” di Annibale Ruccello. “I Carmenauti” ( i viaggiatori della poesia) è una compagnia attiva dal 2011, formatasi dall’incontro di forti individualità che condividono l’amore per l’arte della recitazione e la curiosità di affrontare “pieces” non convenzionali.
Lo spettacolo “Ferdinando” ha dato modo alla compagnia di dimostrare che si possono e si devono percorrere sentieri non usitati ed essere, perchè no, “la nota stonata” fuori dal coro.
“Ferdinando” è un bellissimo testo teatrale scritto da Annibale Ruccello nel 1985. Lo sfortunato autore, regista e attore napoletano, prematuramente scomparso all’età di 30 anni, aveva creato questo lavoro pensando ad un’attrice del calibro di Isa Danieli.
Ruccello si era immaginato una vicenda, ambientata nel 1870, in un’Italia che cambia: finita l’era dei Borboni, arrivano i Savoia, i nuovi re, a disegnare diversi assetti sociali e economici. Così, nel chiuso opprimente di un palazzo nobiliare fuori Napoli, si consumano meschinità e soperchierie, tensioni e scontri. Da un lato la baronessa, inacidita e pseudo malata cronica, instancabile sostenitrice dei Borboni; dall’altro la cugina povera, assunta comedomestica o dama di compagnia, ma di fatto contraltare possente della nobildonna. In mezzo Don Catello, figura ambigua e discutibile di parroco. Nella consunta dinamica tra i tre arriva un elemento scatenante: il giovane Ferdinando. Come in un Teorema pasoliniano, le relazioni tra i personaggi esplodono. Ferdinando diventa oggetto e soggetto di passioni, di vere ossessioni erotiche da parte di tutti.
L’autore è abilissimo nel tratteggiare i caratteri dei personaggi: intensi, profondi, taglienti, mai risolti a cui si coniuga una sapienza letteraria della ricerca sulla lingua napoletana. Il testo, inoltre, svela una inusitata attualità: non solo per gli scandali che travolgono ormai la chiesa cattolica, ma anche per la capacità di cogliere la confusione, l’amoralità, la disillusione e l’opportunismo di una fase storica di passaggio. Oggi come allora, sembrano l’egoismo e il cinismo le categorie vincenti, utili a sopravvivere quando ogni morale, ogni valore, va a farsi benedire.