di Beniamino De Michele*
Quando si raccontano bugie, si è fantasiosi, quando si dicono le bugie, si è cattivi; spesso la storia è costretta a raccontare le bugie, a volte anche a dirle. Anche il vecchio Sindaco Oicupep, il principe dei fujienti, quando raccontava di Santa Sinforosa prima protettrice di Cesa non sappiamo se raccontasse una bugia o dicesse una bugia, ma conoscendo la sua onestà propendiamo che raccontasse una bugia.
Di fronte alla domanda che in questi giorni una voce interiore mi pone con insistenza: perché San Cesario e non Santa Sinforosa e perché non tutte due protettori di Cesa, mi sono rivolto a don Ritardino affinché provasse a sciogliere questo dubbio, forse, non solo mio, ma di tanta gente come me abituato a sentir raccontare le bugie e a sentir dire le bugie. La storia di Santa Sinforosa, la cui statua è stata rubata alla comunità di Cesa solo pochi mesi fa, s’intreccia con la storia di San Cesario e la storia di tutte e due con quella di Cesa.
A tal proposito, “buon ladro” restituisci ai legittimi proprietari la statua di Santa Sinforosa cosa te ne fai di una Santa che non è neppure la protettrice di Cesa? Una volta, quando nella sua Tivoli era una nobile, figlia di nobili Romani, questo ti avrebbe potuto indurre a chiedere il riscatto, adesso, che è una di noi: una povera, non puoi chiedere né riscatto, né puoi venderla; non ti porterà nessun guadagno, raccoglierai solo il frutto delle nostre imprecazioni affinché Santa Sinforosa ti possa donare una lunga settimana seduto sulla tazza del tuo gabinetto con il rischio di morire disidratato, per cui pensaci e dacci ascolto.
Verso la metà del cinquecento dopo Cristo, dopo la scomparsa della Citta di Atella dovuta alle invasioni barbariche, i piccoli insediamenti di gente povere, sfuggite alle orde barbariche, sparse nelle campagne che circondavano Atella, quasi come scudo protettivo vollero darsi un protettore scegliendo un Santo povero come loro; poiché era di moda scegliere un Santo del nord d’Africa, Cesa scelse San Cesario, San Marcellino scelse San Marcellino e Sant’Arpino scelse Sant’Elpidio e così via. Le famiglie nobili, invece, scelsero come protettori Santi nobili, così Santa Sinforosa per Cesa e Santa Eufemia per Carinaro, paesi a noi più vicini.
Quei paco, in poco tempo, si trovarono ad avere due Santi Protettori, uno ricco e uno povero. Non so se la storia ci ha raccontato una bugia o ci ha detto una bugia, ma come aveva affermato il filosofo persiano Zaratustra, vissuto nel sesto secolo avanti Cristo, il quale aveva visto, “nella vita, il risultato della lotta perenne tra il principio del bene e quello del male”; anche io nella storia di Cesa ho sempre visto una lotta perenne tra plebei e nobili, tra Santi nobili e Santi ricchi, oggi ancora più pericolosa perché i vecchi nobili sono stati sostituiti dai nuovi ricchi.
Affezionato a Santa Sinforosa pur non avendola mai conosciuta a differenza di San Cesario che nelle vesti del sacerdote Firmino lo condannai a morte, desideravo proporre Santa Sinforosa protettrice della Pro Loco di Cesa, ma dopo l’ultima accusa alla Pro Loco: un concentrato di plebei, a malincuore devo lasciare la nobile Santa Sinforosa agli altri e tenermi come protettore il plebeo San Cesario.
*Componente Pro Loco Cesa