”Volendo potremmo metterci a recitare anche ora, nella piazza qui di fronte. Io Angelica, lui la maga Alcina, poi i cavalieri… lo spettacolo non cambierebbe di una virgola”. Ma si può osare tanto con il poema dei poemi, pietra miliare della storia della letteratura, gioia e dolore di generazione di studenti, sino a definirlo addirittura ”divertentissimo”? Sembra proprio di sì con Stefano Accorsi e Marco Baliani, protagonisti di ‘Giocando con Orlando’, spettacolo che lo stesso Baliani ha tratto dai 38 mila versi dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, in arrivo all’Ambra Jovinelli di Roma dal 16 al 26 gennaio (questo week end a Caserta, poi tappe a Vigevano, Novara, Milano, Genova, Bologna e Napoli).
”Abbiamo trasformato una pietra miliare in una pietra emiliana”, scherza Accorsi, raccontando all’ANSA questa nuova avventura figlia del ‘Furioso Orlando’ (sempre di Baliani) che la scorsa stagione aveva affrontato insieme a Nina Savary. ”Era luglio ed eravamo ad Asti – spiega l’autore -. Quel giorno Nina Savary non riuscì a prendere l’aereo, le scenografie non partivano da Napoli e avevamo più di ottocento prenotazioni. Disperati, con Stefano siamo andati in scena così, senza costumi e luci, improvvisando. Io, che non conoscevo a memoria il testo, ho recitato le parti femminili, riproducendo con la voce tutti i rumori. Da lì è nata l’idea di una nuova messinscena, con solo noi due attori”. ”’Giocare’ con Orlando – prosegue Accorsi – con grande amore e rispetto, vuol dire anche tradirlo. E’ un testo che si presta ad essere ‘agito’. L’autore recitava stando molto attento agli umori del pubblico, tanto che i personaggi più apprezzati tornavano nei canti successivi. E per un attore è divertentissimo cambiare continuamente anima e registro”. Così, soli in scena, circondati dai cavalli di Mimmo Paladino, ideale giostra d’amore e duelli, i due ripercorrono le mille vicende della furiosa passione di Orlando per Angelica, saltando da un personaggio all’altro, ruoli femminili compresi, senza costumi né scenografie. Una messa in scena che ricorda la semplicità dei teatri shakespeariani e che allo stesso tempo permette ”straniamenti alla Brecht” con entrambi gli attori a interpretare insieme Angelica che scopre l’amore per un povero soldato maomettano. E poi Baliani che si trasforma nell’Orca o Accorsi nella bruttissima maga Alcina (”in quei momenti ci riempiamo di scherzi”, confessa l’attore). Fino al paladino Orlando, che sale così in alto da cadere e frantumarsi in mille pezzi.
”L’Ariosto – prosegue Baliani – ha costruito un meraviglioso testo a scatole cinesi, antesignano se non più moderno persino delle soap opera. E i versi sono una modalità molto contemporanea perché permettono una sintesi del tutto simile a quella degli sms: in 4 strofe devi aver detto tutto. Sera dopo sera i ragazzi riscoprono la bellezza di un testo che a scuola abbiamo odiato un po’ tutti e questo, oltre che meraviglioso, è anche un risultato politico”. Rispetto al ‘Furioso Orlando’, poi, quest’anno l’accento è molto più sulle vicende amorose dell’intreccio. ”Non si esce con l’idea che esista un amore assoluto – sottolineano i protagonisti – ma che l’amore dipenda dalle interazioni con gli esseri umani. E’ bello dirlo ai giovani quando tutti i giornali raccontano invece di maschi che uccidono le donne perché vorrebbero essere amati”. Di temi e filoni l’Orlando ne offrirebbe ancora tanti, ma una terza versione per ora non ci sarà. Anzi, anticipano, ”per la prossima stagione” già si pensa a un altro ”intoccabile”, con ”una versione del Decameron di Boccaccio per sei attori e tantissimi personaggi, sempre in versi”.