“Con il cuore colmo di gioia e di gratitudine, dopo esser cresciuto e aver prestato servizio in Parrocchia, senza aver compiuto studi in musica, ho composto e musicato questo inno in onore di San Giorgio, nostro Patrono, con un unico desiderio: riscoprire il volto semplice e genuino della devozione della nostra comunità di Ducenta verso il nostro santo”. Con queste parole il 23enne Federico De Mattia presenta l’inno in onore di San Giorgio Martire, santo patrono di Trentola Ducenta, rivisitato in chiave più attuale (l’originale risale al 1955) e reso canto liturgico a tre voci. La presentazione ufficiale avverrà, dinanzi agli occhi di Don Luciano di Caprio e del sindaco Michele Griffo, domenica 30 agosto, alle ore 22, in piazza padre Paolo Manna, nel corso della messa solenne che accompagnerà il rientro del santo in chiesa. Una devozione nei confronti di San giorgio che “sembra indebolirsi – precisa Federico di Mattia -, perché fatta di fughe, appesantita dalla fragilità umana, ma al tempo stesso poggiata sulla fede in quel Gesù Misericordioso che perdona noi suoi figli e ci dona la grazia del suo amore”. Una composizione di stampo religioso che pone le sue radici sula forza del cuore: “Questo lavoro non solo è frutto dell’amore e della passione che nutro per la musica, ma nasce da un periodo molto forte e significativo della mia vita ed è guidato da un passo del vangelo di Marco, quando Gesù dice ai discepoli “venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’” (6,31), dopo che i suoi discepoli, stanchi, avevano fatto ritorno dal Maestro al termine di una lunga predicazione. Gesù insegna loro a fare ciò che faceva lui stesso: ad equilibrare azione e meditazione; a passare dal contatto fisico e spirituale con la gente, al dialogo intimo e profondo con se stessi e con Dio Padre; a rigenerarsi, perciò, nel rapporto personale con Dio. C’è un tempo per ogni cosa… (Qo 3,1). C’è il momento della missione e dell’impegno e c’è il momento del riposo, c’è il momento dell’accoglienza e c’è il momento della solitudine. Quello di Gesù è un “dolce” invito che si rivolge tuttora ad ognuno di noi. È un invito a prendere le “distanze” da ciò che opprime e appesantisce le nostre giornate. Questo versetto del Vangelo mi ha aiutato a vedere la mia vita con gli occhi di Gesù. Come il Signore vede quel problema della mia vita? In questa occasione ho riscoperto il rapporto intimo con Gesù e in questo silenzio intimo, il “dono” della musica. Un dono – conclude – che non riuscivo a vedere prima, perché preso dalle mille preoccupazioni, dalle ansie e dalla paura di fare bene quello che vivevo”. Fede che affonda le sue radici nella costanza “I doni di Dio devono essere coltivati perché portino frutto, altrimenti si corre il rischio che diventino sterili, morti, senza sapore e senza vita. I doni di Dio devono essere un dono fecondo per gli altri! Un motivo in più per condividere, rafforzare e migliorare il servizio nel canto liturgico durante la Santa Messa, in cui Gesù ha donato se stesso per noi. Nel silenzio, ho avuto modo di amare Dio nei doni che mi ha concesso, ma bisogna stare prima da soli, e ascoltare la voce silenziosa di Dio che parla al cuore, come dolce musica. Sant’Agostino diceva che “inquietum est cor nostrum donec requiescat in te” (Confessioni, I,1). Senza Dio il mio e il nostro cuore stona, perché è inquieto senza Colui che è la melodia di tutta la Creazione, Gesù. Ed è per questo motivo che anch’io voglio gridare: “Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in te”. Un pensiero al santo patrono di Trentola Ducenta: “Che questo inno sia gradito a San Giorgio, alla cui ombra sono cresciuto e sotto la cui protezione Ducenta trova riparo. Che questo inno sia una preghiera a Dio perché faccia risplendere il mio cammino e quello della nostra comunità, per l’amata intercessione di San Giorgio”.

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