Dopo 2700 anni, gli archeologi hanno rimosso la lastra di pietra che chiudeva l’accesso a una camera secondaria.Il ritrovamento e’ avvenuto durante la quarta campagna di scavo dell’Universita’ degli Studi di Torino, della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale e della Citta’ di Tarquinia, in collaborazione con l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro.

Gli archeologi, impegnati nella quarta campagna di scavi del Tumulo della Regina, nel cuore della necropoli etrusca di Tarquinia, hanno scoperto l’esistenza di una camera secondaria ancora sigillata da una grande lastra di pietra, ora rimossa. Nei prossimi giorni verranno effettuate accurate indagini degli ambienti interni, appena riaperti alla luce, di cui si possono al momento rilevare tracce del raro intonaco originario e di materiale archeologico. Il Tumulo della Regina e’ un’imponente struttura architettonica del diametro di circa 40 metri, pertinente a un personaggio di spicco all’interno della comunita’ tarquiniese del VII secolo a.C., di rango aristocratico e di ruolo probabilmente regale, vicino alla figura dei re etruschi, definiti dalle fonti antiche “lucumoni”. Questo sepolcro si e’ rivelato come la piu’ grande struttura a tumulo di Tarquinia finora nota. Il Tumulo della Regina si ispira a una tipologia di tombe reali che si ritrova soltanto in un altro ambito del Mediterraneo: nella Cipro di cultura omerica. In particolare, nella necropoli regale di Salamina, sito archeologico dell’area sud-orientale dell’isola, sono presenti tombe con ricchissimi corredi funebri confrontabili direttamente con quelle di Tarquinia, accostabili sia per le grandi dimensioni dell’ingresso che per il tumulo. E’ molto probabile che all’origine di questo modello introdotto in Italia centrale ci siano proprio architetti di formazione orientale sbarcati a Tarquinia circa 2700 anni fa, che qui avrebbero introdotto innovativi modelli architettonici.

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