”Meglio ipocondriaco che Repubblicano”. Semiserio sul New York Times, Woody Allen mette a nudo il suo difficile rapporto con malattie e morte. ”Nessun modo di morire e’ accettabile per me”, scrive il regista di Manhattan sulla sezione domenicale Week in Review, ”se non quella di essere calciato a morte da una coppia di camerierine seminude”.
Interpellato dal giornale per raccontare cosa significhi essere un malato immaginario, Allen, che ha infarcito di momenti ipocondriaci i suoi film piu’ famosi, prende immediatamente le distanze e si dichiara piuttosto ”un allarmista”. In pratica ”siamo tutti e due nella stessa categoria di matti, o meglio, nello stesso pronto soccorso. Pero’ c’e’ una differenza fondamentale. Io non soffro di malattie immaginarie, le mie malattie sono reali. Quel che distingue la mia isteria e’ che all’apparenza dei piu’ piccoli sintomi, ad esempio un labbro scrostato, salto immediatamente alla conclusione che devo avere un tumore al cervello. Oppure un cancro al polmone. In un caso, era la Mucca Pazza”. Sempre sicuro che gli stia per venire qualcosa di letale, Allen va dal medico ”per esser rassicurato che ogni piccolo malino non finira’ in un un trapianto di cuore”. Visite al pronto soccorso tengono sveglia la notte anche la moglie Soon Yi. E poco importa che il regista sia consapevole di avere buoni geni: ”Mia madre e mio padre sono vissuti a lungo ma si sono rifiutati categoricamente di trasmettermi il loro Dna convinti che ricevere un’eredita’ spesso rovina i figli”. L’allarmismo (o l’ipocondria) di Allen e’ legata al terrore della morte: ”Ho sempre avuto una paura animale di morire, seconda solo a dover sedere in fondo a un concerto rock”. E se la moglie gli ricorda che c’e’ poco da fare, che tutti prima o poi dobbiamo morire, ”quando me lo dice alle tre del mattino mi fa scappare gridando dal letto, accendere tutte le luci di casa e suonare la mia registrazione di ‘Star and Stripes Forever’ a pieno volume fino al sorgere del sole”. Ma ci sono, per Woody Allen, cose ancora peggiori della morte. Il regista e’ solo in parte ironico quando elenca le possibilita’: ”Finire in coma e non riuscire a dire all’infermiera di spegnere la Fox” – dice riferendosi alla tv di Murdoch – oppure trovarsi attaccato a mille tubi con i parenti intorno che dibattono se staccare la spina. E sentire la moglie che dice agli altri: ”Facciamolo adesso, sono gia’ passati 15 minuti, altrimenti arriveremo tardi per la cena”.