Chi avrebbe mai detto che Drugo, il mitico antieroe negativo di “Arancia meccanica” sarebbe felicemente arrivato all’età della saggezza, tenendo alto il suo mito ma senza lasciarsene divorare? Il 13 giugno Malcolm John Taylor, in arte Malcolm McDowell (dal cognome della madre) festeggia i suoi 70 anni e lo fa con l’aria sbarazzina e ironica che lo ha sempre distinto, senza nessuna voglia di andare in pensione ma anche senza nessuna mal riposta nostalgia per quella notorietà da antidivo dello scandalo che lo proiettò sotto i riflettori ad appena 29 anni.

Era il 1973 e Stanley Kubrick, sulfureo genio della macchina da presa già ritiratosi nel suo eremo inglese dopo qualche delusione a Hollywood, lo sceglie dopo un provino per la parte principale del suo adattamento dal romanzo “A Clockwork Orange” di Anthony Burgess. Nello strascinato accento cockney dell’originale o in uno dei mille doppiaggi che resero immortale il film in tutto il mondo sembra ancora di sentire Malcolm McDowell alias Alex DeLarge che si presenta. Poche sequenze dopo comincia la stralunata cavalcata di Alex attraverso un mondo trasfigurato in cui dapprima diviene campione di una violenza senza controllo (che suscitò scandalo e censure) e poi cavia umana ricondizionata e lobotomizzata.

Nato – come ama raccontare – in un pub, cresciuto alla dura scuola della strada, studente dotato ma svogliato, il giovane Malcolm scopre la vocazione per il palcoscenico a Londra ma è proprio il cinema a cambiargli la vita. Lo nota Ken Loach che lo fa debuttare in “Poor Cow” del 1967; lo adotta il padre del “Free Cinema”, Lindsay Anderson che gli cuce su misura il ruolo di Mick Travis in “If” (1968) e dà un seguito al personaggio in ben due film come “Oh Lucky Man” e il tardo “Britannia Hospital” del 1982. Ma non c’é grande regista inglese di quella generazione che non abbia lavorato con lui da Joseph Losey (“Caccia sadica”) a Bryan Forbes (“La luna arrabbiata”) a Richard Lester (“Royal Flash”).

Quest’anno ritorna sullo schermo con “The Employer” di Frank Merle, ma dà sempre l’impressione di aspettare l’occasione giusta per ritornare ai fasti della gioventù. Appassionato d’arte contemporanea, conoscitore di buoni vini, viaggiatore curioso, il settantenne McDowell resta sempre un “drugo” del cinema: sorta di elfo dispettoso che, dietro il cipiglio demoniaco, nasconde un cuor d’oro. Come direbbe lui “Non è un effetto speciale. Sono così nonostante tutto”.

 

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