L’alchimia della cronaca con la veracità della tradizione dove il male è folklore ed il bene resta ingenuamente vittima. Come fiore seminato in Brecht il lavoro diventa virgulto di passione per sfide da subire o da lanciare. Soldi che rendono “bestie” che arrivano ad uccidere. Il potere matriarcale del titolo trova in Nicla Tirozzi (Agende Rosse Borsellino) una superba interprete. E’ lei la “Mater Camorra” a firma di Michele Del Grosso o “Madre Courage” per rendere il tributo all’opera ispiratrice, quella di Bertolt Brecht. La “madre” che diventa capo del branco e le decisioni più difficili le prende mischiando un mazzo di carte napoletane e mentre mesca il responso sacrificale il pathos intorno cresce. Una carta e si è fuori o dentro come in una roulette russa. Da contraltare maschile la figura forte ed irriverente del fondatore dell’Accademia Vesuviana Gianni Sallustro (il prete serpente) che invece di spendere “la parola buona” per la salvezza delle anime alimenta la scusa per fargli compiere il male. Emozionante il cammeo su Gaetano Montanino, vittima innocente di camorra, a cui è dedicata la rappresentazione di forte impatto civico, una denuncia a scena aperta. La storia atroce di un uomo che perde la vita facendo il proprio dovere. Uno spaccato di cronaca che si incastona nella storia.
Il cast offre una bestialità abilmente figurativa attraverso i giovani attori, ciascuno impersona un’animalesca condotta (a’camaleonte-Mater Camorra, a’palomma, o’cacciuttiello, o’gorilla, nell’eccezionale bravura di Gianluca Cangiano, o’lupo dal volto di Tommaso Sepe, o’cavallo di Gennaro Lazzari, etc.). Sugli animali spicca lei, Veronica Montanino (la figlia medesima della guardia giurata). E’ l’anima buona del racconto. E’ la Kattrin brechtiana, qui Caterina. Muta per natura, ma tesa al bene, vuole la pace, ama i fratelli e non vuole vederli perire sotto il fuoco. “Si te vuò salvà nun na mai parlà!” Le dice la madre, commerciante col carro al seguito, metafora di una vita che trascina da sola. Una gestualità e parole che stupiscono in un paio d’ore gli spettatori, la storia ammalia, conquista. L’applauso è la paga migliore per un lavoro che si è chiuso l’11 maggio al Teatro Instabile di Napoli, ma non si spegne, continuando ad accendere sentimenti e riflessioni. Magari in altri teatri dove il coraggio lega con l’audacia artistica. L’accademiavesuvianadelteatro.it nel 2012 ha ricevuto tra l’altro l’attestato di benemerenza dalla Questura di Napoli per “i valori di giustizia e coraggio sia nella loro terra che nei centri di giustizia minorile”.
Anna Villani