NAPOLI – Dal 9 al 28 ottobre il PAN (Palazzo delle Arti di Napoli) ospiterà la mostra “Ri(e)voluzioni” dell’’artista spagnolo Chema Senra, pittore ma anche sculture e fotografo di fama internazionale, che approda nella città partenopea con un progetto decisamente interessante. “Ri(e)voluzioni” è, infatti, una mostra personale che trae origine dalla volontà di Senra di indagare a fondo quelle che sono state le evoluzione dell’espressionismo astratto americano, cercando di portare questa indagine sino ai giorni nostri. Obiettivo dell’artista è quindi quello di decifrare le possibili evoluzioni di questo particolare movimento e degli artisti che ne sono stati parte e massima espressione, grazie ad una partecipazione non limitata al piano prettamente “lavorativo” ma anche decisamente “personale”.

Scopo dell’’esposizione è quindi quello di decifrare lo sviluppo di un movimento cercando di capire a fondo in che modo le esperienze di artisti del calibro di De Kooning, Montherwell e Rotho, hanno influito su “chi è venuto dopo”, pur rimanendo nella maggior parte dei casi sepolte ad un livello totalmente inconscio. Senra sembra, pertanto, voler dimostrare come, sebbene negli anni i principi concettuali di quella rivoluzione artistica siano andati sbiadendo, gli aspetti tecnici del loro stile e della loro pittura siano sopravvissuti, anche se nella maggior parte dei casi utilizzati per raggiungere obiettivi estetici di carattere prettamente figurativo. Proprio su questo punto interviene <>, un progetto attraverso il quale si cerca di recuperare il senso autentico dell’espressionismo astratto, un modello originale di arte forse anche perché nata dalla “fuga”, dall’esodo dei suoi ideatori che negli Stati Uniti cercarono un rifugio, un riparo dagli orrori della Seconda Guerra Mondiale. Un’esperienza, quella della guerra, che non poteva non lasciare un segno profondo e indelebile nell’animo di questi artisti la cui esperienza “professionale” è quindi indissolubilmente legata a un preciso momento storico, che trova nella sua criticità la sua forza dirompente. Il titolo scelto per la mostra fa, inoltre, trasparire bene la convinzione di Senra che l’arte possa essere un fortissimo canale comunicativo, in grado di parlare agli spettatori e di trasmettere loro un messaggio incisivo utilizzando il colore, gli accostamenti cromatici, senza dover ricorrere a pre-costruzioni ideate dall’artista stesso. In questa mostra c’è quindi una sorta di capovolgimento di rapporto con il pubblico che non viene considerato come un soggetto passivo, semplice destinatario di un’idea, ma come parte attiva di una forma di comunicazione che proprio per questo mira ad essere molto più profonda. Ne segue che altro cardine di questa mostra è proprio recuperare e ridare nuova linfa vitale al difficile rapporto tra l’arte e il pubblico, pur partendo dalla consapevolezza di proporre una forma d’arte di comprensione in quanto assolutamente non figurativa. Un “ostacolo”, questo, che però una volta superato permette di costruire un rapporto molto più profondo tra l’opera d’arte e lo spettatore poiché non più basato su un piano puramente sensoriale ma trasportato a un livello spirituale ed emozionale. L’idea di Senra è comunque quella di proporre una prospettiva semplice, fatta di singoli frammenti individuali che vanno ad aggiungersi alla visione collettiva; in quest’ottica, dunque, l’artista cerca di portare alla luce i propri frammenti utilizzando la ricerca estetica e cromatica, per contribuire alla realtà globale senza isolarsi mai da questa, anzi tenendo sempre ben presente il momento storico. Questa mostra sembra, quindi, essere in grado di regalare ai propri “spettatori” una vera e propria esperienza emozionale, dando loro l’occasione di dialogare con l’opera d’arte intesa nella sua forma più pura e lirica, vale a dire come espressione di crescita non solo individuale ma anche collettiva e sociale.

 

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