Sabato 19 novembre 2016 ore 20.30 e domenica 20 novembre alle ore 18.00 salirà per la prima volta in assoluto sul palco del Teatro di San Carlo, uno dei più grandi musicisti del nostro tempo, Daniel Barenboim, impegnato in un recital pianistico, che costituisce il secondo e sicuramente uno tra i più attesi appuntamenti della Stagione di Concerti 20VI – 20VII. Il programma include alcune delle pagine più belle e virtuosistiche del repertorio romantico, con musiche di Franz Schubert (1797 – 1828) Sonata in la minore D 537; Sonata in la maggiore D 959, di Fryderyk Chopin (1810 – 1849) Ballata n. 1 e di Franz Liszt (1811-1886) Funérailles n. 7; Mephisto-Waltz n. 1 “La danza nella locanda del villaggio”. Una lieve variazione è prevista per la serata di domenica 20 novembre quando ad aprire il concerto sarà la Sonata in si bemolle maggiore D 575 di Franz Schubert mentre invariata rimarrà la scaletta a seguire. Musicista tra i più colti e completi, pianista, direttore d’orchestra, ex enfant prodige dallo straordinario talento (già a undici anni Wilhelm Furtwängler lo definì “un fenomeno”), Barenboim (classe 1942) ha speso tutta la sua vita per la musica, ospite dei più grandi teatri e sale da concerto al mondo. È stato per quindici anni direttore musicale della Chicago Symphony Orchestra, direttore principale a vita della Staatskapelle di Berlino, fondatore, insieme a Edward Said della West Eastern Divan Orchestra nel 1999, costituita da musicisti israeliani e palestinesi impegnati in favore della pace in Medio Oriente (per questo più volte candidato al Nobel per la Pace), ospite fisso dei Berliner e dei Wiener Philharmoniker, per molti anni direttore musicale del Teatro alla Scala. Al San Carlo di Napoli Barenboim è stato una sola volta, a 14 anni, per partecipare al concorso pianistico Casella, non arrivò in finale e non poté esibirsi in teatro perché troppo giovane. Sessant’anni dopo, si esibisce finalmente a Napoli. Il programma scelto da Barenboim per la sua prima volta al San Carlo si snoda lungo un percorso musicale di 45 anni, dagli anni Dieci ai Sessanta dell’Ottocento, i più significativi del Romanticismo europeo. Prende avvio dal marzo 1817, mese e anno in cui Franz Schubert (1797 – 1828), compone la Sonata in la minore D 537. Suddivisa in tre movimenti, contiene temi scanditi con forza, vi si scorge l’eco del Lied e il secondo movimento, Allegretto quasi andantino, è molto simile per costruzione e ritmo, all’ultimo tempo, pure Andantino, della Sonata in La maggiore D 959, che Barenboim esegue in successione. Nella serata del 20 novembre, la Sonata in Si maggiore D 575 prende il posto della D 537. Pur vicinissima temporalmente alla Sonata in la maggiore, – solo sei mesi le separano -, la D 575 mostra già uno Schubert più maturo. A seguire la Ballata in sol minore n.1 op. 23 di Fryderyk Chopin (1810 – 1849) composta nel 1835/1836 e di cui lo stesso Barenboim dice: “Vuol comunicare l’impressione che il compositore stia cercando qualcosa, non è parte della costruzione. Noi musicisti la suoniamo un po’ come se stessimo inventandola sul momento, ovviamente su istruzione del compositore. E dall’introduzione possiamo immaginare che poi arrivino cose molte diverse, perché ondeggia, torna indietro, non sappiamo dove siamo, poi un accordo e la Ballata comincia”. “Ballade – annota Barenboim – è una passeggiata: in francese si dice ‘on va à balladeer’, a fare una passeggiata. In questo, il pezzo ha una relativamente libera struttura che riflette ciò che noi possiamo vedere in una passeggiata immaginaria”. Di Franz Liszt (1811 – 1886) Barenboim eseguirà Funérailles (Ottobre 1849) settima delle Harmonies poétiques et religieuses Il pezzo, uno dei più ispirati di Liszt, vuole rievocare la tragica scomparsa di tre amici del compositore ed è diviso in tre movimenti: Adagio, Allegro energico assai, Andante lagrimoso. Il concerto si chiude con il Mephisto Waltz n.1, composto tra il 1859 e il 1862, in assoluto uno dei brani più perentori e virtuosistici di Liszt, venato di allusioni demoniache. Scritto per orchestra, insieme al secondo, fu arrangiato per pianoforte solo, oltre che per quattro mani e due pianoforti; rimane “il” Valzer mefistofelico per eccellenza.

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