NAPOLI – Farà tappa al Teatro Nuovo di Napoli, martedì 22 gennaio 2013 alle ore 20.30 (repliche fino a domenica 27), la lunga tournèe dello spettacoloPantani scritto e diretto da Marco Martinelli, con Alessandro Argnani, Luigi Dadina, Roberto Magnani, Michela Marangoni, Ermanna Montanari, Francesco Mormino, Laura Redaelli.

In occasione delle rappresentazioni partenopee, il regista e i protagonisti incontreranno il pubblico, mercoledì 23 gennaio alle ore 18.00, al Teatro Nuovo. A moderare la conversazione sarà Giulio Baffi, critico teatrale del quotidiano La Repubblica.

Tutto ha inizio il 14 febbraio 2004: Marco Pantani fu ritrovato senza vita in un residence di Rimini. Aveva appena compiuto trentaquattro anni. Dopo i trionfi al Giro d’Italia e al Tour de France, le accuse di doping a Madonna di Campiglio, rivelatesi poi infondate, lo condussero ad un lento ma inevitabile crollo psicologico, fino ad una morte forse tragicamente annunciata. Tra il campione adulato, l’icona di chi ha fatto rinascere il ciclismo come sport dell’impresa e della fantasia, e il morto di Rimini, che giaceva in mezzo alla cocaina nei panni di un vagabondo, vi è tutta la complessità di un’epoca al tempo stesso sublime e crudele che si esercita senza pudore. Senza vergogna.

La scrittura di Marco Martinelli affonda nelle viscere dei nostri giorni e della società di massa che chiede sacrifici e capri espiatori: attorno alle figure di Tonina e Paolo, i genitori di Marco, che ancora oggi stanno chiedendo giustizia per la memoria infangata del figlio, Martinelli mette in scena una veglia funebre e onirica, affollata di personaggi, che come un rito antico ripercorre le imprese luminose dell’eroe. I genitori di Marco, figure archetipiche di una Romagna anarchica e carnale, sono sospesi come l’Antigone di Sofocle davanti al cadavere insepolto dell’amato: cercano verità, e non avranno pace finché non l’avranno ottenuta.

Il testo di Martinelli costruisce attorno a quest’anelito di giustizia un affresco sull’Italia degli ultimi trent’anni, l’enigma di una società malata di delirio televisivo e mediatico, affannata a creare dal nulla e distruggere quotidianamente i suoi divi di plastica, ma anche capace di mettere alla gogna i suoi eroi di carne, veri, come Marco Pantani da Cesenatico, lo scalatore che veniva dal mare.

La parabola del giovane romagnolo, che ascende all’Olimpo delle divinità sportive per poi essere precipitato negli abissi della vergogna mediatica, è continuamente messa in relazione alle trasformazioni sociali.

La vicenda Pantani, dunque, diviene un inquietante e cristallino specchio della nostra Italia, pronta a innalzare i suoi idoli, per poi lasciarli stritolare dai meccanismi di potere, voltata dall’altra parte. Ad apertura di sipario, tutto è già accaduto: ai genitori e al pubblico – chiamato come testimone di una bizzarra commemorazione funebre – non resta che ricordare, riflettere e indagare la verità.

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