Nomina illegittima perché è stato violato lo Statuto agli articoli 15 e 17 che «frustrano le competenze del Consiglio di indirizzo del San Carlo ed espongono l’Ente a futuri contenziosi». Ecco perché secondo Maurizio Borgo – rappresentate della Regione nel Consiglio di indirizzo della Fondazione teatro San Carlo – la nomina di Emmanuela Spedaliere – già direttore marketing – a direttore generale del Teatro fatta dal sovrintendente Stéphan Lissner è illegittima. Una violazione statutaria che – secondo la Regione – necessita di essere valutata e corretta e che metterebbe lo stesso Lissner in una situazione difficile. Quanto ai contenziosi il riferimento è all’aumento dello stipendio della Spedaliere. Per Borgo, l’incarico di sovrintendente comprende già le funzioni di direttore generale, di conseguenza lo stipendio della Spedaliere promossa da direttore marketing a direttore generale, avrebbe dovuto comportare con l’incarico di direttore generale la diminuzione di quello del sovrintendente sgravatosi di una indennità. Al riguardo la Regione sta preparando anche un esposto alla Corte dei Conti. Inoltre, secondo la Regione, cessando l’incarico della Spedaliere con il mandato di Lissner nel 2025, potrebbe ingenerare un altro contenzioso della stessa Spedaliere. Che al San Carlo ha un contratto a tempo indeterminato e si vedrebbe dequalificata. Il capitolo che riguarda la «frustrazione del Consiglio di indirizzo» si riferisce anche al fatto che le mosse di Lissner non sarebbero passate per lo stesso Consiglio che deve «esprimere un parere vincolante». E fa notare lo stesso Borgo che «il Consiglio avrebbe preso atto della nomina del direttore generale il 30 aprile 2020». Mentre «come da atti la determinazione risale al primo aprile 2020». La vicenda nomine si consuma tra marzo ed aprile del 2020 con la Regione che allora come oggi faceva parte del Consiglio di indirizzo e all’epoca il parere dell’ente di Santa Lucia fu favorevole a quelle nomine. Fonti interne alla Fondazione fanno sapere che Lissner avrebbe comunicato all’allora sindaco Luigi de Magistris – era lui il Presidente del consiglio di indirizzo – la nomina della Spedaliere. Quanto al ruolo di direttore generale scorporato da quello di sovrintendente nel 2017 fu fatta una modifica della pianta organica che recita così: «Il sovrintendente può nominare collaboratori della cui attività risponde direttamente». Ma per Borgo un conto è un collaboratore «come mera figura di staff» altra cosa il direttore generale. All’epoca dei fatti Lissner era a mezzo servizio perché non si era liberato ancora dall’incarico all’Operà national di Parigi. La scelta della Spedaliere quale direttore generale fu fatta perché tra Parigi e Napoli era difficile tenere tutto sotto controllo anche al San Carlo. Questo quello che fanno sapere dal Teatro. A rendere la vicenda ancora più pepata, è la circostanza che la relazione dell’esponente della Regione, è contraria al parere favorevole alle nomine dato dal Collegio dei Revisori della Fondazione teatro San Carlo che è espressione del Mef, del Mibac – il ministero retto da Dario Franceschini socio fondatore come la Regione ed ente vigilante sulla Fondazione – e della Corte dei Conti.
Una guerra quella del San Carlo senza esclusione di colpi. Ora sulla relazione della Regione e sulle accuse mosse dal consigliere Borgo dovrà esprimersi proprio il Mibac che è ente vigilante. E la Regione – dovesse arrivare ancora una volta un parere positivo alle nomine da parte dell’ente vigilante, dovrà decidere che mosse fare. Nel senso che a oggi il governatore Vincenzo De Luca ha già provveduto a tagliare al San Carlo 3,8 milioni. E dall’ente di Santa Lucia fanno trapelare che nel caso non ci fosse la retrocessione della Spedaliere a direttore marketing e un provvedimento contro Lissner sarebbero pronti a lasciare la Fondazione. Vero? Falso? Lo si scoprirà già probabilmente già in questa settimana. Nel frattempo, il sindaco sta preparando il suo piano di rilancio per mettere in sicurezza il Massimo napoletano: 2 milioni di contributi dalla Città metropolitana altro socio fondatore, l’ingresso della Camera di commercio come socio e accordi triennali di sponsorizzazione con gruppi assicurativi e banche. Ma Manfredi non ha nessuna intenzione di mollare la Regione e il dialogo con il presidente è apertissimo. Per il sindaco «queste cose si risolvono a livello istituzionale» e De Luca rappresenta l’organo legiferante su tutto il territorio della Campania.