Aziende confiscate e sequestrate alla camorra, le banche ne mettono a rischio il riutilizzo. L’allarme è lanciato dal Comitato don Peppe Diana e dal Coordinamento provinciale di libera Caserta, che intendono riproporre uno dei temi fondamentali affrontato nell’ambito della VI edizione del Festival dell’Impegno Civile.
Le criticità evidenziate nel corso degli appuntamenti della kermesse, vengono ora riproposte chiedendo l’interessamento degli organi preposti.
Secondo una stima su base nazionale a sopravvivere è solo il 2% delle aziende sequestrate perché le banche non sono disposte a dare credito. Il 30% dei beni confiscati non può essere usato perché gravato da ipoteche bancarie. Lo scoperto non è ammesso. E in più i fornitori che una volta aspettavano anche 90 giorni per essere pagati adesso pretendono il pagamento entro 30 giorni.
La chiusura ed il fallimento dell’azienda incidono non solo sulla possibilità occupazione degli impiegati e dei lavoratori che gli amministratori giudiziari sono costretti a licenziare ma anche sul messaggio sociale che ne consegue. Come dire con le mafie si lavora con lo Stato si resta disoccupati.
Il rischio alto e pericoloso è vissuto con evidente preoccupazione anche e soprattutto in provincia di Caserta ed in particolare per la Green Line, Beton di San Tammaro e la Beton di Vitulazio, entrambe produttrici di calcestruzzo.
Senza credito e con una burocrazia ostacolante vengono messi in discussione commesse pubbliche e di rapporti con la pubblica amministrazione.
“Il Comitato don Peppe Diana e Libera Caserta lanciano perciò un appello a tutte le istituzioni, alle forze politiche e sociali, al mondo dell’associazionismo ed a tutta la pubblica opinione perché si intervenga a bloccare questa tenaglia. Lo Stato non può che perdere questa battaglia contro il potere mafioso. Noi non ci stiamo, aiutateci a combattere!”