Uno sciopero di otto ore con presidio davanti alla Regione Campania per lunedì 2 marzo. Sono le forme di protesta che attueranno i lavoratori della Ericsson di Marcianise, impegnati da un mese una vertenza aperta dalla decisione della multinazionale svedese di vendere lo stabilimento casertano alla Jabil, altra azienda delle Tlc che a Marcianise ha un insediamento con quasi 600 addetti e arriva da una crisi produttiva con una procedura tuttora aperta per 200 esuberi. I dipendenti ieri si sono espressi con un referendum interno con un “sì” (63%) al prosieguo della trattativa con le due società. “Lunedì 2 marzo le lavoratrici e i lavoratori della Ericsson di Marcianise  – spiegano in una nota stampa Roberta Turi, segretaria nazionale della Fiom-Cgil, e Massimiliano Guglielmi, segretario generale della Fiom-Cgil Caserta, hanno rilasciato oggi la seguente dichiarazione congiunta – sciopereranno per altre 8 ore e saranno in presidio davanti alla Regione Campania per protestare contro l’operazione di vendita dello stabilimento, che produce apparati di telecomunicazioni, alla Jabil. Il presidio ha l’obiettivo di sollecitare la Regione Campania a intervenire in maniera decisa per impedire che un altro insediamento produttivo corra il rischio di essere smantellato nel giro di pochi anni a fronte del disimpegno della multinazionale svedese, che fino a giugno dell’anno scorso prometteva il rilancio della fabbrica e nuovi investimenti. Al presidio sono stati invitati a partecipare anche i parlamentari eletti in Campania e tutte le forze politiche che condividono la lotta dei lavoratori. La Fiom auspica che lunedì la Regione Campania decida di passare dalle chiacchiere ai fatti intervenendo sulla multinazionale e sul Governo, e che i parlamentari eletti in Campania decidano di darsi da fare per salvaguardare l’industria del loro territorio, già ampiamente desertificato, e a sostegno dell’occupazione. La solitudine con cui i lavoratori stanno vivendo questa vicenda è impressionante, il presidio vuole essere un’occasione per rompere il muro di indifferenza delle istituzioni e della politica rispetto a questa vertenza”.

 

 

 

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