La delibera sull’equo compenso nel mondo giornalistico “mortifica la dignità professionale degli iscritti all’Albo”. E’ uno dei passaggi del ricorso amministrativo contro la delibera, redatto dagli avvocati Giovanni C. Sciacca e Piero d’Amelio, presentato dal Consiglio nazionale dell’Ordine nazionale dei giornalisti e dal suo presidente Enzo Iacopino, e adesso notificato a governo, Inpgi e Fnsi. Si attende adesso la fissazione dell’udienza di discussione davanti al Tar del Lazio. “L’equo compenso deve e può essere stabilito, secondo la fonte normativa – si legge nel ricorso – per le prestazioni professionali rese da tutti i giornalisti iscritti all’Albo privi di rapporto”. Viceversa, sarebbero stati circoscritti i beneficiari della norma “alle figure professionali il cui profilo di competenza e di esperienza sia analogo a quello del collaboratore a progetto”, in tal modo “escludendo dalla valutazione dell’equo compenso tutte le altre possibili figure di lavoro autonomo”. Secondo il ricorso, tra l’altro, la delibera violerebbe la legge e la Costituzione in quanto introdurrebbe parametri di ‘equo compenso’ “non proporzionati alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, del tutto insufficienti a garantire un’esistenza libera e dignitosa al giornalista autonomo”. La conclusione è che il provvedimento impugnato “mortifica la dignità professionale degli iscritti all’Albo” e “ha illegittimamente circoscritto l’ambito soggettivo di applicazione delle misure dell’equo compenso, producendo pericolosi effetti distorsivi”; da un lato “i giornalisti iscritti all’Albo che non siano né lavoratori subordinati, né lavoratori inquadrabili nell’ambito di applicazione della deliberazione, con l’introduzione di questa disciplina, perdono ogni residua possibilità di essere assunti o di stabilizzare, in qualche modo, il loro rapporto con un editore” e dall’atro “i giornalisti che hanno in contratto (non subordinato, ad esempio co.co.co) corrono il serio rischio di non vedere rinnovati i propri contratti che siano, seppur di pochi euro, più vantaggiosi dei minimi previsti dalla deliberazione impugnata”

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