L’inflazione a gennaio registra una leggera frenata, passando al 3,2% dal 3,3% di dicembre. Ma resta ampia la forbice tra il livello complessivo dei prezzi al consumo e il carrello della spesa (+4,2%), fatto da tutti i prodotti acquistati con maggiore frequenza, dagli alimentari ai carburanti. A segnare i rialzi più forti sono, infatti,
il pieno, il caffé, lo zucchero. Insomma, dalle stime provvisorie dell’Istat su inizio anno, appare chiaro come siano le piccole spese quotidiane si fanno sentire. E anche se non si esce di casa, i rincari, colpiscono comunque: le spese legate all’abitazione (bollette, condominio, affitto, riscaldamento) salgono del 7,3%. Se questi sono i rialzi annui, non meno rilevanti sono quelli congiunturali, totalizzati nel giro di un mese (da dicembre a gennaio), con il tasso d’inflazione che sale dello 0,3% e la lista della spesa dello 0,8%, come non accadeva, da un anno. Ma a segnare aumenti record sono benzina (+4,9%) e gasolio (+4,7%). Insomma, per i carburanti gennaio si conferma un mese salatissimo, tanto che su base annua la crescita sembra senza controllo, +17,4% per la verde e addirittura +25,2% per il diesel, ai massimi da almeno il 2008. Aumento a doppia cifra anche per caffé(+16,5%) e zucchero (+15,9%), che così continuano la corsa iniziata già lo scorso anno. Anche il gasolio per il riscaldamento (+15,1%) e le bollette hanno registrato delle vere e proprie impennate (gas +15,4, luce +11,3%). Ma c’é anche qualche ribasso, è il caso delle spese finanziarie e bancarie, grazie all’eliminazione dell’imposta di bollo sui conti corrente sotto i 5 mila euro (-6,5% in in solo mese). I consumatori guardano più alla crescita dei prezzi per i prodotti acquistati con maggiore frequenza che al lieve rallentamento del tasso d’inflazione: per Federconsumatori e Adusbef “le famiglie dovranno far fronte a una stangata di 928 euro annui”; e avvertono: “Solo nel settore alimentare, subiranno ricadute di oltre 201 euro annui ciascuna”. Sulla stessa linea il Codacons che giudica anche “sottostimato” il dato dell’Istat. Sull’altro fronte ‘Ufficio studi della Confcommercio fa notare come gennaio abbia accusato ”gli effetti degli aumenti di alcune imposte (accise sui carburanti) ed i consueti fattori stagionali che implicano aumenti di prezzo per alcuni servizi, tra cui i pedaggi autostradali (+4,8%). Ottimista appare Confesercenti, secondo cui l’ultimo dato sui prezzi è “positivo”, con un rallentamento su dicembre merito anche del contributo arrivato da “alberghi e pubblici esercizio”, “una nuova conferma che le imprese stanno dimostrando senso di responsabilità”. Preoccupati gli agricoltori: la Cia parla dell’ “ennesimo ‘salasso’ – causato dal rincaro dei carburanti – che contribuisce ad affossare ulteriormente i consumi, specie quelli per la tavola”; mentre la Coldiretti mette l’accento sul peso per le aziende (“L’aumento del 25% del prezzo del gasolio sta affondando i 13 mila pescherecci italiani, con un aggravio di 2 mila euro a impresa”).