Le regole ora ci sono e non saranno nemmeno possibili escamotage aggira-Imu. Il Consiglio di Stato ha dato il via libera al regolamento del governo che fissa le modalità per tassare gli immobili degli enti no profit e anche quindi per i beni della Chiesa che hanno destinazioni commerciali.

Dal prossimo gennaio avranno l’obbligo di pagare l’Imu, magari in quota parte rispetto all’attività concretamente no-profit. Ma sui criteri dovranno essere applicate regole europee, niente criteri in salsa italiana. Le valutazioni dei giudici amministrativi, che nel precedente esame avevano bocciato il provvedimento perché “esulava” dalla legge dalla quale era delegato, contengono infatti dei rilievi concreti sulle modalità per identificare le attività non lucrative. Tra questi, il “carattere simbolico” delle rette. Manca, viene più volte spiegato, il riferimento alle norme europee che indentificano l’attività economica, la cui introduzione avrebbe “anche allo scopo di evitare il rischio di una procedura in infrazione avente ad oggetto il nuovo atto normativo”. Il regolamento, che ancora non è noto, può essere desunto dall’atto del Consiglio di Stato. E’ composto da 7 articoli che identificano i soggetti ‘no profit’ e regolano anche gli immobili che hanno utilizzazione mista, quelli che avevano creato problemi di applicazione della nuova Imu. Se sarà possibile individuare l’immobile o la porzione di immobile adibita ad attività non commerciale si esenterà solo questa “frazione di unita”. Se questo non è possibile si applica l’esenzione in modo proporzionale all’utilizzazione non commerciale dell’immobile.

 

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