Da cinque giorni non mangia né assume i farmaci per il diabete e la cardiopatia che lo ha colpito dieci anni fa: Antonio Frosolone, 51 anni, operaio del reparto logistico Fiat di Nola, da sei anni in cassa integrazione, venerdì scorso ha deciso di lasciarsi andare, e con un post pubblicato sul social network Facebook, ha annunciato le sue intenzioni, deciso ad andare avanti fino a quando, dice, non riconquisterà la sua “dignità personale, riavendo il lavoro”, oppure fino ”alla morte, se non ritroverò me stesso per la strada”. Un post che ha allarmato i colleghi, uno dei quali, Tommaso Pirozzi, non riuscendo a rintracciare l’uomo, ha avvertito i carabinieri preoccupato da eventuali gesti che l’operaio, che vive a Lago Patria, avrebbe potuto compiere contro se stesso, dopo i suicidi, avvenuti a febbraio e maggio di quest’anno, di altri due cassaintegrati del reparto logistico di Nola. “Ho postato il mio pensiero perchè non volevo che mi ritrovassero dopo giorni come successo a Maria Baratto – racconta commosso Frosolone – la morte di Maria mi ha colpito. L’avevo sentita pochi giorni prima della sua morte, e nulla lasciava presagire quello che poi sarebbe accaduto. Non volevo succedesse anche a me. Le mie figlie sono accorse, e Tommaso adesso è il mio angelo custode: mi ha colpito il suo gesto, così come la vicinanza dei tanti colleghi che da sabato si stanno alternando a casa mia. Ho riscoperto la rete di solidarietà tra operai che non vedevo più dai tempi della fabbrica, quando ci aiutavamo l’un con l’altro. Mi hanno portato anche due sacerdoti”. Separato dalla moglie da un paio di mesi, Antonio ha due figlie, di 23 e 12 anni, che ogni giorno si recano dal padre nella speranza di convincerlo ad assumere i suoi farmaci e tocchi un boccone di cibo. Frosolone, però, è intenzionato ad andare avanti: ”Smetterò solo se riavrò il mio lavoro – conclude – la cig sembra non finire mai, e senza il mio impiego ho perso anche la mia famiglia. Quando è cominciata la cassa integrazione, sembrava solo un breve periodo nero: poi le cose sono peggiorate, i rapporti con mia moglie si sono logorati perchè un uomo abituato al lavoro si sente inutile, e cominciano i litigi, che hanno portato, nel mio caso, come in tanti altri, alla rottura definitiva. Ora non ho più nulla, che resto a fare qui? Le mie figlie cresceranno, e non avranno più bisogno di un padre, ed io non posso dare loro molto, vista la mia situazione economica. Mi è stata tolta la dignità”.

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