«Abbiamo organizzato questo convegno di studio per contribuire a fare chiarezza sul quadro normativo di riferimento e sulla portata delle nuove direttive comunitarie, che sono tese a rafforzare la stabilità del sistema bancario, a beneficio di operatori, soci e, soprattutto, risparmiatori. La crisi delle quattro banche regionali esplosa a novembre e il conseguente decreto del Governo Renzi ci imponevano una riflessione, senza trascurare un opportuno excursus storico sulla vigilanza bancaria». Così Massimo Tipo, presidente del Rotary Torre del Greco-Comuni Vesuviani aprendo i lavori del convegno  intitolato «Le innovazioni nazionali e internazionali del sistema bancario italiano», svoltosi a Torre del Greco.

Nel suo intervento, Francesco Balletta, ordinario di Storia economica all’Università Federico II di Napoli, ha sottolineato quanto la storia del sistema vigilanza di Italia dall’Unità alla Banca centrale europea sia sempre stata piuttosto travagliata perché non è  stato agevole evitare che le banche non entrassero in crisi. «Si contano decine di fallimenti nel corso di un secolo e mezzo – spiega Balletta – nonostante le numerose leggi di riforma del sistema creditizio. D’altronde delle difficoltà e delle anomalie della vigilanza si sono interessati personaggi autorevoli come Padoa Schioppa, Dini e Fazio, che ne hanno attestato il sostanziale fallimento. Al di là delle normative, va fatta chiarezza anche sulla  sovrapposizione di troppi organismi». Secondo Stefano Ecchia, già ordinario di Economia degli intermediari e finanziari all’Università Federico II, il calo del ritmo delle sofferenze bancarie, la crescita dell’offerta di credito da parte delle banche e l’aumento dei consumi sono condizioni per un nuovo  circolo economico virtuoso, ma i crediti deteriorati andranno avanti ancora per un po’. Occorrono quindi soluzioni adeguate. Le bad bank o la cartolarizzazione non sembrano più provvedimenti efficaci. Una soluzione molto interessante, che peraltro presenta un aspetto fortemente etico, è quella del “net book value”, legato alla gestione dei beni  immobiliari ipotecato di risparmiatori o correntisti.

Per Antonio D’Elia, dirigente bancario e presidente della commissione di studio banche e intermediari finanziari Odcec di Torre Annunziata, era ormai urgente un impianto normativo diverso perché in un’Europa devastata da una crisi violentissima gli aiuti di Stato (il cosiddetto bail out) utilizzati per il risanamento delle banche si sono poi rivelati un fattore distorsivo della concorrenza. «La nuova risposta europea – aggiunge D’Elia – passa per l’unione bancaria i cui tre pilastri sono: il meccanismo unico di risoluzione delle crisi (che comprende il bail in), l’autorità unica di vigilanza, la gestione unica a livello comunitario dei depositi bancari. In futuro in nuovi prodotti dovranno essere accompagnati da informazioni più chiare e da un’attività che migliori la cultura finanziaria dei risparmiatori alla quale corrispondano una maggiore trasparenza della gestione dei dissesti e una gestione ordinata della continuità dei servizi».

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