I tassi sui mutui galoppano a ritmo frenetico, come del resto l’inflazione, ma gli interessi sulle somme depositate sul conto corrente restano al palo. Le polemiche di questi giorni hanno di fatto ribadito la necessità di trovare soluzioni alternative: “Alcune realtà bancarie -spiega il consulente finanziario Simone Manferdini – si stanno adeguando offrendo rendimenti interessanti. Ma in realtà la soluzione migliore è quella di non lasciare troppo denaro sul proprio conto corrente, anche se il proprio profilo di rischio vuole rimanere basso. Il mercato obbligazionario oggi è la risposta più adeguata perché riuscirà a garantire, lo dicono con chiarezza le previsioni, dal 4 al 4,5% annuo. Un’importante inversione di tendenza rispetto ai precedenti dieci anni”. Il periodo tuttavia, anche per i più raffinati analisti, non è semplicissimo: “La congiuntura economica -dice ancora Manferdini- non si presta a una facile lettura. Tanto che i piccoli risparmiatori al momento preferiscono attendere tempi migliori. I dati di andamento delle borse sono influenzati da sei/sette titoli che stanno letteralmente volando ma, in realtà, se si guarda complessivamente, la situazione non è affatto rosea. Persino rifugiarsi nel mattone non è più una mossa vincente al 100 per cento. Chi ha fatto questa scelta, non avrà, nel prossimo anno, grandi margini. Davanti a questo quadro, i risparmiatori, soprattutto quelli piccoli, preferiscono restare alla finestra. Non solo per un problema di liquidità ma anche per le tante incognite all’orizzonte. Lo dimostra il fatto che anche i cosiddetti Piani di accumulo a volte vengono fermati”. Cosa fare allora? “Il primo consiglio -sostiene Manferdini- è non lasciarsi prendere dal fai da te ma ricorrere sempre a esperti del settore. In questa fase storica occorre trovare strumenti che possano battere l’inflazione che, nel nostro settore, è il pericolo pubblico numero uno. Il mercato non quotato, la cosiddetta economia reale, è la risposta in questo momento migliore per centrare l’obiettivo. Esistono strumenti che hanno performances interessanti. Fondi privati che puntano su aziende di qualità che hanno così la possibilità di avere cash flow per crescere, aumentare il proprio fatturato e i rendimenti, utili per chi investe su di esse”. Un sistema che ora è aperto anche ai piccoli risparmiatori: “Per regolamento della Consob -spiega ancora Manferdini- occorre avere un patrimonio liquido di almeno 100mila euro e di questi si può investire fino a un massimo del 40%. Una somma che deve rimanere ferma per almeno cinque anni ma i cui rendimenti, guardando alle serie storiche, sono molto interessanti. Il private equity, ad esempio, sceglie una decina di società, in base al prodotto realizzato, al management e al settore nel quale si lavora, su cui puntare. Società che vengono seguite per tutta la durata del fondo, il che permette di conoscere live le loro prestazioni e le loro proiezioni future. Con rendimenti che, dopo il closing, possono anche raddoppiare o triplicare l’investimento iniziale”. Si chiama invece venture capital l’investimento privato che punta su aziende di nuova costituzione: “Qui il rischio è leggermente più alto -ragiona Manferdini- anche se oggi spesso i fondi scelgono attività con bilanci superiori al milione di euro. La serie storica spiega però che, anche qui, si riescono a ottenere, dopo 5 anni, risultati brillanti, con l’investimento che può essere moltiplicato per 2 o per 3”.